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Meloni, la doppia faccia che non piace all’Eliseo. Macron la tiene fuori dai giri che contano perché teme che spifferi tutto a Trump. Il caso Fico, la fuga di Merz e il club segreto dei leader che contano (ma senza di lei) - ESCLUSIVA

14 Maggio 2025

Meloni, la doppia faccia che non piace all’Eliseo. Macron la tiene fuori dai giri che contano perché teme che spifferi tutto a Trump. Il caso Fico, la fuga di Merz e il club segreto dei leader che con

Meloni e Macron, fonte: imagoeconomica

Doveva essere la "pontiera", l’italiana capace di parlare con tutti e tenere i fili del potere europeo ben annodati a Roma. E invece, Giorgia Meloni è finita a fare la "portiera". Non nel senso di chi accoglie con grazia gli ospiti, ma quella che chiude la porta in faccia ai grandi leader, esclusa da vertici veri, quelli dove si decide la linea, non si rilasciano comunicati.

A Parigi non la sopportano. All’Eliseo, fonti riservate raccontano di una certa "irritazione costante" nei confronti della Ducetta. Il motivo? Nessuno si fida del suo rapporto con The Donald: ascolta tutto alle riunioni, poi – secondo i francesi – chiama gli emissari di Trump e spiffera contenuti, retroscena, nomi e pure cosa si è mangiato al buffet. Risultato? Niente più inviti riservati. Macron e compagnia la tagliano fuori: “Meglio tenerla a distanza, non è affidabile”.

Ultimo smacco? Il viaggio dei fantastici quattro: Macron, Merz, Starmer e Tusk volano a Kiev, si vedono, firmano, si stringono le mani, parlano con Trump. Meloni? Neanche in lista per le copie carbone delle email.

Nel frattempo, a Roma si gestisce il caso Robert Fico, il premier slovacco che a Mosca sfilava accanto a Putin tra sorrisi, inchini e pacca sulle spalle. Doveva arrivare in Italia il 15 maggio. Poi qualcuno a Palazzo Chigi ha fatto due conti e ha pensato: "meglio dopo il 2 giugno, ché sennò la faccia ce la giochiamo". Visita rimandata al 3, con la speranza che nel frattempo la memoria collettiva svanisca.

Ma non finisce qui: dal quartier generale di Berlino trapela il gelo. Merz sarebbe tentato di saltare il viaggio italiano di luglio. Troppa confusione, troppa propaganda, zero peso politico. E Meloni? Punta tutto su una manciata di rosari e incensi, sperando di convincere il tedesco durante la messa d’inizio pontificato di Leone XIV, domenica prossima in Vaticano. Il piano: intortarlo tra un’Ave Maria e un selfie con il Papa.

Conclusione? Dalla regia di Giorgia, la politica estera si è trasformata in un teatrino parrocchiale. E mentre gli altri scrivono la sceneggiatura del futuro, l'Italia resta fuori dalla porta.

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