Cpr in Albania, l'Ue approva: "Il decreto è in linea con la legge europea", Meloni: "Premiato il nostro coraggio"
La Commissione europea ha approvato il decreto legge dell'esecutivo e la conversione in Cpr
In merito alla conversione dei centri per migranti in Albania in centri di permanenza per il rimpatrio, dalla Commissione Ue è giunto il seguente commento: "Siamo a conoscenza degli ultimi sviluppi riguardanti il decreto sui centri in Albania. Siamo in contatto con le autorità italiane. Secondo le nostre informazioni, la legislazione nazionale italiana si applicherebbe a questi centri, come è stato finora per l'asilo. In linea di principio, ciò è conforme al diritto dell'Ue. Continueremo a monitorare l'attuazione del protocollo nella sua nuova versione e a rimanere in contatto con le autorità italiane". Lo ha dichiarato il portavoce della Commissione europea per gli Affari interni, Markus Lammert, nel briefing quotidiano con la stampa. "In termini di soluzioni innovative, abbiamo detto che siamo pronti a esplorarle, sempre in linea con gli obblighi del diritto dell'Ue e internazionale e dai diritti fondamentali", ha continuato. "Secondo le informazioni che abbiamo, stiamo parlando di un'iniziativa basata sulla legge nazionale. E questo è diverso dall'applicazione del concetto di hub di rimpatrio".
Cpr in Albania, l'Ue approva: "Il decreto è in linea con la legge europea", Meloni: "Premiato il nostro coraggio", Meloni: "Premiato il nostro coraggio"
In un video-messaggio al summit per la sicurezza dei confini, organizzato dal primo ministro britannico Keir Starmer, il premier Giorgia Meloni ha detto che "con la Gran Bretagna siamo d'accordo che non bisogna avere paura di immaginare e costruire soluzioni innovative, come quella avviata dall'Italia con l'Albania. Un modello criticato all'inizio ma che ha poi raccolto sempre più consenso, tanto che oggi l'Unione europea propone di creare centri per i rimpatri nei Paesi terzi. Ciò vuol dire che avevamo ragione, e che il coraggio di fare da apripista è stato premiato".
"Stiamo lavorando, insieme", ha detto ancora Meloni, "anche per affrontare le cause profonde della migrazione e garantire così il diritto a non dover migrare. Ciò vuol dire costruire un modello di cooperazione con le nazioni di origine e transito dei flussi migratori, affinché possano prosperare con le risorse che possiedono. E sono molto felice, da questo punto di vista, dell'ottima collaborazione avviata con il Regno Unito nell'ambito del Processo di Roma, soprattutto sul fronte dei rimpatri volontari assistiti. Ma combattere l'immigrazione illegale significa, anche, favorire quella legale, e riaffermare il principio che spetta ad ogni nazione, e non ai trafficanti, decidere chi deve entrare e chi no sul proprio territorio".
A tale riguardo, Starmer ha affermato: "Non credo che il crimine organizzato legato all'immigrazione non possa essere affrontato. Dobbiamo quindi unire le nostre risorse, condividere intelligence e tattiche e affrontare il problema a monte, in ogni fase del percorso del contrabbando".