Il trafficante libico di migranti Almasri espulso in Libia "per paura di sbarchi di massa", come anticipato dal GdI
Ieri al Senato Piantedosi ha difeso la scelta del governo di espellere il comandante libico in quanto “soggetto pericoloso per la sicurezza nazionale”
Il comandante libico Almasri è stato “rilasciato per ragioni di urgenza e sicurezza, vista la pericolosità del soggetto”. Sono state queste le parole utilizzate dal ministro dell’interno Piantedosi al question time ieri alla Camera a proposito del rimpatrio lampo del capo della polizia giudiziaria libica ricercato dalla Corte penale internazionale per crimini contro l’umanità.
Il Giornale d'Italia aveva anticipato la notizia parlando del suo influente ruolo nella lotta al flusso di migranti che dalla Libia partono verso l'Italia. Almasri infatti è un uomo forte di Tripoli, capo della polizia giudiziaria libica e ritenuto responsabile di aver coordinato e eseguito omicidi e torture nelle carceri della capitale libica e nella prigione di Mitiga, dove vengono imprigionati i migranti che si apprestano ad affrontare il Mediterraneo.
La sua espulsione, nonostante il mandato d'arresto emanata dalla Corte penale internazionale nei suoi confronti, sarebbe secondo molte fonti il segno della volontà politica del governo di Giorgia Meloni di non voler generare reazioni da parte del governo di Tripoli, regime su cui l’esecutivo conta per evitare le partenze dei barconi di migranti dalle coste libiche.
Almasri arrestato e poi espulso in Libia
Era stato arrestato domenica 19 a Torino per poi essere espulso in Libia in tutta urgenza con un Falcon del governo italiano. Adesso su tutti i siti di informazione campeggia la foto di un sorridente Almasri che scende dall’aereo con sullo sfondo la bandiera italiana, atteso da compatrioti in festa.
La scarcerazione e l’espulsione di Najeem Osema Almasri hanno già creato un conflitto tra la Corte penale internazionale che ne aveva chiesto l’arresto e l’Italia, che prima lo ha incarcerato, poi liberato e rispedito in Libia, nonostante fosse accusato di torture, stupri e omicidi.
La Cpi sostiene infatti di aver seguito tutte le regole necessarie per avviare l’arresto del comandante libico, prima inviando una nota all’ambasciata in Olanda, poi trasmettendo il mandato d’arresto motivato da centinaia di pagine di prove dall’ambasciata a Roma tramite un magistrato italiano di collegamento presente in Olanda. Il 17 gennaio infatti, dopo aver avuto notizia della presenza di Almasri in Italia, la Cpi ha riunito d’urgenza i giudici per esaminare la richiesta di arresto presente nei cassetti del tribunale già dall’ottobre 2021. Il provvedimento di cattura è stato poi inviato a Italia, Germania, Austria, Francia, Svizzera e Olanda il 18 gennaio.
Il silenzio dell'Italia
A questo punto l’Italia non avrebbe dato seguito alle richieste della Cpi. Almasri è stato arrestato a Torino perché ormai segnalato negli schedari della Polizia. Il ministro della Giustizia Carlo Nordio non ha quindi rimosso il cavillo giuridico che impediva la convalida dell’arresto, portando poi alla decisione di Palazzo Chigi di scarcerare il comandante libico e rimandarlo in Libia con un provvedimento di espulsione.
Consegnare il comandante ai giudici della Cpi sarebbe stato un grosso rischio per l’Italia, sia sul fronte delle politiche migratorie, sia perché la detenzione del comandante libico, esponente di spicco del governo del primo ministro Abdul Hamid Dbeibah, avrebbe danneggiato gli interessi italiani in Tripolitania.
Le opposizioni: "Liberato un torturatore"
È stato lo stesso Nordio a precisare: ''Evidenzio che l'espulsione che la legge attribuisce al ministro dell'Interno è stata individuata come misura in quel momento più appropriata, anche per la durata del divieto di reingresso, a salvaguardare la sicurezza dello Stato e la tutela dell'ordine pubblico che il Governo pone sempre al centro della sua azione unitamente a ogni profilo di tutela dell'interesse nazionale''.
Un provvedimento per cui le opposizioni si sono stracciate le vesti accusando il governo di aver liberato un torturatore.
Il comandante libico ha girovagato indisturbato per l’Europa dal 6 al 18 gennaio, atterrando a Fiumicino con un volo in arrivo da Tripoli. Da Roma si è spostato a Lonndra, poi dopo una settimana è salito su un treno per Bruxelles, per poi noleggiare una macchina a Bonn in Germania e a Monaco di Baviera, dove è stato identificato ad un posto di blocco, senza destare sospetti perché in quel momento non era segnalato. Segnalazione che è poi arrivata soltanto il 18 gennaio, a Torino, dove Almasri è diventato un ricercato.