Commissione inchiesta Covid, il Cimo contro Conte e Speranza: "Impreparati, grave mancanza un piano pandemico aggiornato, mascherine dannose"

"L’emergenza Covid-19 ci ha trovati impreparati. Il ministero della Salute non ha avuto un ruolo di efficace coordinamento tra le Regioni a causa della spiccata autonomia rivendicata dai territori", spiega il sindacato

Importante atto d'accusa Presidente del sindacato dei medici CIMO Guido Quici, audito durante la commissione d'inchiesta sul Covid. Quici ha lamentato come i problemi gestionali dell’emergenza sanitaria siano iniziati dall’assenza di un piano pandemico aggiornato, che avrebbe dovuto prevedere le azioni necessarie a contenere una eventuale pandemia, puntando chiaramente il dito contro Conte e Speranza. "L’emergenza Covid-19 ci ha trovati impreparati. Il ministero della Salute non ha avuto un ruolo di efficace coordinamento tra le Regioni a causa della spiccata autonomia rivendicata dai territori". Si passa poi ad un altro punto, che comprende la dannosità delle mascherine: "E se l’impreparazione generale è risultata tangibile nel momento in cui risultavano insufficienti, se non addirittura assenti, le forniture negli ospedali di dispositivi di protezione individuale idonei ad affrontare il virus, CIMO ha ricordato come per ovviare al problema l’Istituto Superiore di Sanità autorizzò l’utilizzo di mascherine chirurgiche come DPI anche negli ospedali, esponendo dunque al contagio proprio le risorse umane più preziose per contrastare il virus".

Commissione inchiesta Covid, il Cimo contro Conte e Speranza: "Impreparati, grave mancanza un piano pandemico aggiornato"

Il servizio sanitario nazionale - spiega il presidente del sindaco Cimo audito durante la commissione d'inchiesta sul Covid - era carente ai tempi del Covid. "Nel momento in cui si è verificato l’iperafflusso di pazienti che necessitavano di ospedalizzazione, è di fatto scoppiato il caos: le singole Aziende si sono trovate del tutto impreparate ad affrontare la situazione. E se in alcuni ospedali in una prima fase il problema è stato del tutto sottovalutato – adottando anche provvedimenti disciplinari per aver generato allarme sociale nei confronti dei direttori di struttura che avevano destinato una stanza apposita ai contagiati o imposto l’utilizzo delle mascherine nei reparti –, in tutto il Paese è stato affrontato con una sostanziale improvvisazione e dando vita alle soluzioni più fantasiose e pericolose per sanitari e pazienti".

Problemi a non finire tra "reparti ordinari trasformati in reparti di terapia intensiva e subintensiva, medici spostati in reparti Covid senza la necessaria preparazione, mancanza di respiratori, reparti Covid in spazi strettamente contigui ai reparti non Covid. Sono venuti meno sistemi adeguati di filtraggio dell’aria e mancavano stanze a pressione negativa dove isolare i casi, "da qui l’espansione del virus in ambiente intraospedaliero con contagi diffusi a tutto il personale in servizio, nonché verso i pazienti ricoverati affetti da altre patologie".

Ma questo "va contestualizzato nell’ambito di una sanità carente di risorse, personale e strutture adeguate, frutto di venti anni di tagli e di blocco delle assunzioni che hanno portato alla riduzione di 38.500 posti letto e alla grave carenza di personale e di strumentazioni". Il sindacato spiega che "la sostanziale impreparazione si è ribaltata sul personale sanitario", ragion per cui "quello che è successo nel corso dell’emergenza Covid deve essere un monito per il futuro, affinché la prossima pandemia non ci colga così impreparati, è fondamentale investire nel Servizio sanitario nazionale".