01 Agosto 2023
Fonte: lapresse.it
Pressing del governatore del Veneto Luca Zaia sull’esecutivo, per invitarlo ad accelerare i tempi su uno dei dossier più divisivi, tra le varie anime del governo, promesso nel momento della formazione della maggioranza, quello sull’Autonomia differenziata. Un progetto, quello autonomista, che sottenderebbe un’importante ristrutturazione dell’impianto istituzionale e che se da un lato incontra il favore delle anime più nordiste in seno al centrodestra (in particolare tra quanti, in casa Lega, il progetto di partito nazionale è cominciato a stare stretto dopo la magra figura alle ultime nazionali), dall’altro continua a riscuotere una certa freddezza negli ambienti più romano centrici dell’esecutivo, a partire dalla sua presidenza.
È in questo stato dell’arte, dopo ormai quasi un anno dalla nascita del governo Meloni, dopo quasi un anno nel quale di autonomia si è parlato poco o nulla, che si inseriscono le parole di uno dei governatori più popolari d’Italia e tra i più esposti alfieri del progetto autonomista, Luca Zaia. Parole pronunciate dal palco della festa della Lega a Cervia e, forse minacciosamente o forse vestendo i panni del consiglio, rivolte direttamente a Palazzo Chigi: “Se l'Autonomia non arrivasse nella tempistica del 2024 vuol dire che abbiamo fallito come obiettivo. Ma non fallisce la Lega, fallisce il governo”. Il governatore, quindi, continua: “Non farla significa venire meno a un patto. E quando il patto si rompe non si sa mai da che parte vanno i cocci”.
Frasi forse considerabili da campagna elettorale in vista delle europee del 2024, derubrica qualche critico, eppure è un fatto che il disinteresse del governo per un tema sul quale in due delle più sviluppate regioni italiane, Veneto e Lombardia, si sono svolti referendum che hanno approvato tale disegno con oltre il 90% delle preferenze, inizia a montare una certa insofferenza. Non è un caso, quindi, l’attenzione accordata da numerosi osservatori alle parole di Zaia nelle quali, ed è la prima volta dalla formazione dell’esecutivo, uno dei più esposti uomini di uno dei partiti della maggioranza parla esplicitamente di “possibilità di fallimento del governo”. E lo fa su un tema in cui, tra nord e nord-est, da anni si decidono le elezioni, dalle comunali fino alle europee.
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