17 Giugno 2023
Il Governo interviene con il proprio golden power per limitare l’influenza cinese sulla Pirelli, considerata azienda strategica per la sicurezza nazionale. Una misura, quella dell’esecutivo, che non intende presentarsi come azione ostile nei confronti di Pechino, precisa il Ministro degli Esteri Tajani, ma azione di prudenza, tesa a mediare tra le ragioni della sicurezza pubblica ed il rispetto dei diritti del libero mercato.
Intervento del Governo per impedire che la Pirelli cada nell’orbita dell’influenza cinese. La chiusura dei mercati di ieri, venerdì 16 giugno, è stata seguita da un Consiglio dei Ministri-lampo, nel quale è stato deciso di utilizzare il golden power proprio dell’esecutivo per interferire nelle azioni dei soci di Sinochem-Chemchina. Nessuna azione draconiana, tranquillizza Palazzo Chigi, ma soluzioni di compromesso atte a mantenere in salute l’indipendenza di una delle più strategiche aziende del nostro Paese. Nessuna falce, da parte del governo, ma bisturi con cui andare a garantire la sicurezza dei segreti tecnologici di Pirelli e garantire l’autorità italiana sulle politiche dell’azienda.
Nel radar delle istituzioni italiane, in particolare, ci sarebbe la tutela di uno degli ultimi asset dell’azienda, sensori cyber impiantabili negli pneumatici, per la cui tecnologia e funzione considerabili strategici alla sicurezza nazionale. Recita una nota successiva alla chiusura del Cdm: “Tali sensori sono in grado di raccogliere dati del veicolo riguardanti, tra l'altro, gli assetti viari, la geolocalizzazione e lo stato delle infrastrutture. L'uso improprio di questa tecnologia - spiega ancora Palazzo Chigi - può comportare notevoli rischi non solo per la riservatezza dei dati degli utenti, ma anche per il possibile trasferimento di informazioni rilevanti per la sicurezza”.
Il Governo ha poi definito la necessità dei 4/5 di voti favorevoli nel consiglio d’amministrazione dell’azienda quando sul tavolo sono presenti delicate decisioni che potrebbero avere ricadute sulla sicurezza strategica del Paese. Tra gli argomenti per i quali serviranno tali numeri, figurano tecnologia e sicurezza, decisioni statuarie e, secondo indiscrezioni non confermate, le nomine future del management. Tale imposizione di Palazzo Chigi servirebbe per garantire agli italiani di mantenere un certo peso nelle decisioni di Pirelli. Da Statuto, infatti, il Cda dell’azienda conta 15 soggetti: di questi, almeno 3 devono essere italiani e 9 espressione dei soci cinesi. La statistica del 4 su 5 permetterebbe quindi alla fronda italiana di avere un peso negoziale maggiore di quanto sarebbe invece garantito dal numero secco.
Un atto di delicata diplomazia industriale, che ha visto il Governo mediare tra le alte ragioni della sicurezza nazionale ed i diritti garantiti del libero mercato, in un contesto nel quale i rapporti di Roma con Pechino restano sotto stretta osservazione, in estremo oriente come a Washington, e l’esecutivo si prepara ad affrontare il dossier “via della seta”, scomoda eredità del Governo Conte. Riassume il senso dell’operazione il Ministro degli Esteri Tajani, che su Rete 4 commenta: “Non è un atto ostile, ma di prudenza e tutela dell'interesse nazionale”.
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