Alluvione in Emilia Romagna, Meloni rientra in anticipo dal G7. Nel Cdm di martedì 20 milioni a disposizione
Gli altri leader hanno "compreso e sostenuto la mia scelta", ha fatto sapere la premier italiana
Il premier italiana Giorgia Meloni rientra in anticipo dal G7 per occuparsi con urgenza della situazione in Emilia Romagna, colpita da un'alluvione catastrofica che ha portato a 14 vittime e 36mila sfollati, oltre a ingenti danni economici. "Ho deciso di tornare in Italia", "la mia coscienza me lo impone", ha detto in una conferenza stampa convocata quando a Hiroshima è ormai passata la mezzanotte, prima di salire sul volo di Stato. Meloni ha fatto sapere che gli altri leader presenti al summit hanno "compreso e sostenuto" la sua scelta, compreso il presidente dell'Ucraina Volodymyr Zelensky.
Alluvione Emilia Romagna, Meloni rientra in anticipo dal G7
La notizia della partenza in anticipo del premier sul timing del G7 è trapelata da fonti giapponesi in prima linea nell'organizzazione del summit. La delegazione italiana è partita nella notte per arrivare in Emilia Romagna già nella giornata di domenica 21 maggio. Meloni si è detta comunque soddisfatta dei risultati incassati al G7. Fatta eccezione per l'incidente con il primo ministro canadese Justin Trudeau sui diritti Lgbt - "credo sia stato vittima di una fake news e credo se ne sia reso conto", ha detto Meloni ai giornalisti - restano alle cronache gli abbracci di solidarietà di Joe Biden e Zelensky, i messaggi di Rishi Sunak, dello stesso Trudeau, del numero 1 del Consiglio europeo Charles Michel che assicura che l'Ue "è pronta a fornire sostegno in ogni modo possibile", e del presidente francese Emmanuel Macron, che incontra per 45 minuti superando il 'freddo' che da mesi è sceso tra Roma e Parigi.
"L'incontro è andato bene come del resto sono andati bene i nostri precedenti incontri", ha fatto sapere Giorgia Meloni. "Noi tendiamo a essere poi molto concreti, al di là della campagna elettorale interna. Siamo due nazioni centrali in Europa, vicine su molti dossier". Come quello sui migranti, con cui Meloni ha affrontato anche il caso Tunisia, premettendo che l'Italia "non può diventare un campo profughi".
Capitolo fornitura di armi all'Ucraina. "Noi non disponiamo di F16 e quindi difficilmente potremo partecipare a questo progetto – ha detto Giorgia Meloni –. La valutazione da fare insieme agli alleati è quella di un eventuale addestramento ai piloti ucraini, ma è una decisione che non abbiamo preso e che si sta discutendo con gli alleati”.