Copasir, salta la prima convocazione: manca l’accordo tra Pd e M5s per Guerini presidente
Come anticipato da “Il Giornale d’Italia”, il dem Lorenzo Guerini è in pole per guidare il Comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti. Ma Giuseppe Conte rivendica la vigilanza Rai
Manca l’accordo tra Pd e M5s. E la prima convocazione del Copasir, prevista per le 14 di oggi, mercoledì 30 novembre, è saltata. Come anticipato da Il Giornale d’Italia, il dem Lorenzo Guerini è in pole per la presidenza, ma i pentastellati avrebbero rivendicato la Commissione di vigilanza Rai. Tradotto: l’intesa per le uniche due commissioni bicamerali che devono essere affidate alle opposizioni ancora non c’è. E la prima riunione è stata rinviata al 6 dicembre.
Copasir, salta la prima convocazione: manca l’accordo tra Pd e M5s per Guerini presidente
A bloccare l’elezione di Guerini, già a capo del Copasir tra il 2018 e il 2019 prima di essere chiamato a ricoprire l’incarico di ministro della Difesa, c’è la partita parallela della Commissione di vigilanza Rai, l’altro organismo bicamerale che dev’essere presieduto dalla minoranza: la carica è rivendicata dal M5s, che propone Riccardo Ricciardi o Alessandra Todde (Matteo Renzi, per il Terzo polo, avrebbe fatto il nome di Maria Elena Boschi).
Copasir, salta la prima convocazione: manca l’accordo tra Pd e M5s per Guerini presidente
Secondo alcune indiscrezioni, quando ieri era stata data la notizia che la Commissione era stata convocata per oggi per l’elezione del presidente e per procedere poi alla prima audizione, sulla carta l’accordo ancora non c’era, ma se ne parlava sia alla Camera sia al Senato e il nome indicato era quello di Guerini. Ieri sera, però, Conte sarebbe alla carica chiedendo di blindare e procedere insieme con le due elezioni per avere la certezza di avere la presidenza della vigilanza Rai. Al leader del M5s sarebbe stato spiegato che non è possibile, perché il Terzo polo avrebbe diritto ad almeno una di quelle cariche. Così è saltato tutto. Decisivi, ora, saranno i voti del centrodestra, che potrebbero correre in soccorso del nome più gradito. E magari ricambiare il “favore” ai parlamentari d’opposizione che hanno votato Ignazio La Russa alla presidenza del Senato.