15 Giugno 2022
Onorevole Gianfranco Librandi
Come giudica i risultati di questa prima tornata elettorale amministrativa?
Li giudico in maniera molto positiva. La destra sovranista non sfonda. Nelle città in cui la coalizione di centrosinistra ha un’offerta credibile e sceglie candidati competitivi vince oppure ottiene risultati importanti. In ogni caso, la nota più positiva è che l’area riformista c’è. Da Nord a Sud tantissimi elettori hanno premiato liste di matrice riformatrice, liberal-democratica e moderata, ovvero le forze che sostengono la cosiddetta agenda Draghi.
Avranno dei riflessi sulle prossime elezioni politiche?
Questa era l’ultima tornata prima delle politiche, al netto delle regionali in Sicilia. È ovvio che elezioni così vicine possano essere due tempi dello stesso film. Il cantiere riformista, già aperto, sebbene non sia ancora un fronte unitario, c’è e registra già riscontri ampiamente positivi. Figuriamoci quando saremo in campo schierando la migliore formazione possibile, con tutti i nostri fuoriclasse…
I risultati di questa elezioni amministrative potranno favorire la nascita di un grande centro in Italia?
Questi risultati devono favorire qualcosa di più ambizioso. Non si tratta solo di costruire un grande centro, ma di mettere insieme le forze politiche razionali, europeiste e autenticamente filo atlantiche. L’obiettivo è garantire al Paese continuità e autorevolezza nell’azione di governo e difendere i valori occidentali di libertà e democrazia da possibili “derive ungheresi”. Noi siamo dalla parte dell’Italia e dell’Europa. I nostri riferimenti sono Draghi e Macron, qualcun’altro invece va dietro a Orban. In breve, c’è chi guarda al futuro e chi invece è “politicamente orbo”, per fare un gioco di parole.
Con Salvini e Conte usciti sconfitti da questa tornata elettorale aumenteranno o diminuiranno le tensioni in seno al governo draghi?
Le tensioni degli ultimi mesi non hanno mai messo davvero a rischio il governo Draghi. Possiamo dire che in questo caso i rapporti di forza coincidano con l’interesse del Paese, ovvero far procedere l’attuazione di Pnrr e le riforme in maniera spedita. Nonostante capricci e rivendicazioni di bandiera, l’Italia c’è.
Alla luce degli ultimi flop, l'istituto referendario è da riformare?
È un tema complesso. Di certo l’istituto referendario ha svolto un ruolo importante nella storia repubblicana. È probabile che dopo ottanta anni dal suo inserimento in costituzione, considerando i cambiamenti demografici e tecnologici, necessiti di un aggiornamento.
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