15 Giugno 2022
Mario Draghi (foto LaPresse)
I due leader usciti peggio dalle ultime elezioni sono Matteo Salvini e Giuseppe Conte. Il primo, oltre a veder fallire il referendum sulla giustizia proposto dalla Lega, ha dovuto costatare il sorpasso di Fratelli d’Italia sul Carroccio anche in alcune roccaforti del nord. Il secondo ha dovuto ancora una volta fare i conti con l’incapacità del Movimento 5 Stelle di imporsi a livello locale, malattia cronica del partito.
Le valutazioni politiche, a seguito di sconfitte del genere, sono inevitabili, ma entrambi i leader sembrano aver trovato il colpevole: Mario Draghi, o quantomeno il sostegno che Lega e Movimento 5 Stelle hanno fin qui garantito al suo esecutivo. Con le elezioni vicine e una serie di passaggi parlamentari delicati per il governo nei prossimi giorni, la possibilità che uno o entrambi i partiti recidano il proprio legame con la maggioranza aumentano. Queste scelte potrebbero avere conseguenze simili tra loro sul governo, ma opposte per i due partiti che dovessero attuarle.
Per la lega infatti uno strappo con Draghi significherebbe un riavvicinamento a Fratelli d’Italia, alleato di coalizione ma all’opposizione. Dopo i risultati elettorali dell’ultimo anno, lasciare il governo sembra una scelta obbligata per Salvini, ma ci sono due ostacoli significativi. Il primo è la posizione di Forza Italia, i cui voti sono ancora determinanti per permettere al centrodestra di vincere le prossime elezioni, e che potrebbe non seguire il leader del Carroccio in caso questi lasciasse il l’esecutivo. Il rischio di lacerare la coalizione o peggio Forza Italia stessa. Dall’altra parte, abbandonare il governo per la Lega significherebbe rinnegare la scelta fatta all’inizio dello scorso anno di sostenere Draghi, e probabilmente anche riconoscere il ruolo di Giorgia Meloni come leader della coalizione.
Se per la Lega separarsi dal governo significa riavvicinarsi agli alleati, per il Movimento 5 Stelle invece è l’opposto. Uno strappo con Draghi equivarrebbe ad abbandonare la strategia di alleanza con il PD, che almeno a livello locale non sta aiutando il partito di Conte. I pretesti per lo strappo ci sono , dalle armi all’Ucraina all’inceneritore di Roma, e l’ala del partito contraria all’alleanza con i democratici ha sempre più prove a sostegno della propria tesi. La leadership di Conte è però legata al sostegno a Draghi e all’alleanza con Enrico Letta, e il rischio per l’ex Presidente del Consiglio sarebbe quello di perdere la guida del suo stesso partito.
Una frattura nella maggioranza di governo potrebbe però anche aprire un nuovo scenario: il "partito di Draghi". L’altro dato che queste elezioni consegnano infatti, è un rafforzamento dei partiti di centro. Azione in particolare, dopo il risultato di Calenda alle elezioni per il sindaco di Roma, si conferma un’opzione attraente per molti elettori moderati. Unito ai partiti di Toti e Renzi, potrebbe creare un terzo polo rilevante sia in termini di sostegno al governo in caso di strappi, che in termini di voti alle prossime elezioni. Un’alleanza che prenderebbe Draghi come modello, ma non come leader, per poi scegliere se sostenere la destra o la sinistra nella formazione del prossimo esecutivo.
Il Giornale d'Italia è anche su Whatsapp. Clicca qui per iscriversi al canale e rimanere sempre aggiornati.
Testata giornalistica registrata - Direttore responsabile Luca Greco - Reg. Trib. di Milano n°40 del 14/05/2020 - © 2025 - Il Giornale d'Italia