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Amministrative, Csel: il 50% dei Comuni sotto i 5mila abitanti non centra obbiettivo quote rosa

Il 50% dei Comuni sotto i 5.000 abitanti coinvolti nella tornata elettorale 2021 non centra l'obbiettivo quote rosa

04 Ottobre 2021

Il 50% dei Comuni sotto i 5.000 abitanti coinvolti nella tornata elettorale 2021 non centra l'obbiettivo quote rosa. Il dato è emerso dal rapporto del Csel, elaborato per Adnkronos in occasione della tornata elettorale delle amministrative.

50% dei Comuni sotto i 5mila abitanti va in difetto sulle quote rosa

Come ricorda il Csel (Centro Studi enti locali), nel giugno scorso la terza sezione Consiglio di Stato aveva sollevato la questione di legittimità costituzionale sulle norme che regolano le elezioni nei Comuni fino a 5.000 abitanti. La teoria del nostro ordinamento giuridico stabilisce il principio generale che nelle liste dei candidati debba essere "assicurata la rappresentanza di entrambi i sessi", i fatti dicono che nei comuni di piccole dimensioni, non è previsto alcun meccanismo sanzionatorio dove venga meno il rispetto della parità dei sessi. È giusto che non ci sia di fatto un vero e proprio obbligo di rispettare questo principio nella categoria di enti che comprende il 70% dei comuni italiani? La Consulta non si è ancora espressa in questo tema. Nel frattempo, però, il Csel ha analizzato i dati diffusi dal Viminale, relativi alle liste ammesse alle elezioni amministrative 2021 relativi alle Regioni a statuto ordinario, per capire che tipo di impatto avrebbe una eventuale estensione dei vincoli anche agli enti di minori dimensioni.

Qualche lieve miglioramento c'è stato rispetto al 2020, ma l'obbiettivo quote rosa è ancora lontano dall'essere raggiunto nelle amministrazioni al di sotto dei 5mila abitanti. I comuni interessati, chiamati alle elezioni del 3 e 4 ottobre, sono 755 e di questi solo 384 contano almeno 1/3 di candidati di sesso femminile. In 79 di questi comuni i canditati uomini hanno rappresentato percentuali superiori all'80% del totale (contro i 63 del 2020). Tra i dati positivi invece, c'è da segnalare che quest'anno ci sono 39 comuni (contro i 14 del 2020) in cui i candidati di esso femminile hanno superato quelli appartenenti al genere maschile. Nei restanti 599 casi (80%) i candidati uomini sono stati più di quelli di sesso femminile. Nel complesso, le donne schierate nelle liste esaminati sono 4955 su 10.099, ovvero il 32,87%, un dato in lieve miglioramento rispetto al 2020 (31,8%). Per quanto invece riguarda invece i candidati alla carica di primo cittadino, la percentuale rimane bassa: le aspiranti sindache sono solo 255 su 1.539, pari al 16% del totale. Su 755 casi, in ben 533 non c'è alcuna rappresentante femminile a contendersi la fascia tricolore.

La rappresentazione femminile in ambito elettorale è dettata da diversi criteri, che vengono applicati in base alla dimensione dell'ente. I vincoli più stringenti sono quelli previsti per i comuni con più di 15mila abitanti. In questi casi nessuno dei due sessi può essere rappresentato in ciascuna listini misura superiore a due terzi dei candidati ammessi. Il mancato rispetto di questo vincolo comporta che la Commissione elettorale circondariale possa ridurre le liste cancellando, partendo dall'ultimo, i nomi dei candidati appartenenti al genere sovrarappresentato. Se dopo aver operato questa riduzione il numero di candidati ammessi sia inferiore a quello minimo previsto, si incorre nella ricusazione della lista. Per gli enti con popolazione compresa tra 5.000 e 15.000, il mancato rispetto delle quote rosa implica la riduzione della lista, sempre mediante la cancellazione dei nomi dei candidati appartenenti al genere rappresentato in misura eccedente i due terzi dei candidati.

Per i comuni con popolazione inferiore a 5mila abitanti, come detto in precedenza, l'approccio alla questione di genere è più blando. L'unica previsione sul tema è quella stabilita nell'art. 2 della Legge 215/2012 che dispone che "Nelle liste dei candidati è assicurata la rappresentanza di entrambi i sessi". Non sono però previste specifiche misure correttive e/o sanzionatorie a carico delle liste che non assicurino almeno un terzo tra i candidati. 

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