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Giuseppe Conte si dimette. Il futuro dell'Italia in mano al Presidente della Repubblica

Oggi le dimissioni di Conte. La palla passa a Sergio Mattarella le cui scelte saranno decisive per il futuro del Paese

26 Gennaio 2021

Giuseppe Conte si dimette. Il futuro dell'Italia in mano al Presidente della Repubblica

Mattarella Conte (foto LaPresse)

Preso atto della fragilità dell’attuale Governo, certificata dalla nota di Palazzo Chigi comunicata ieri sera, Giuseppe Conte, oggi, ha comunicato le proprie dimissioni al Consiglio dei Ministri, per poi salire al Quirinale. A soli tredici giorni dal primo incontro con il quale venne invitato ad uscire rapidamente dalla situazione di impasse, e dopo due successive udienze, il premier verrà ricevuto nuovamente dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che come prassi prenderà atto della sua decisione e lo inviterà a disbrigare gli affari correnti.

L’imperativo per Mattarella è la rapidità, necessaria davanti alla drammatica situazione del Paese che ha bisogno di risposte più adeguate dal punto di vista sanitario, economico e sociale. Per questo le consultazioni saranno approfondite ma veloci. Dovrebbero cominciare già domani, al più tardi giovedì, dove sarebbero concentrate tutte nella medesima giornata.

Il compito del presidente della Repubblica sarà nuovamente fondamentale: come già capitato più volte nell’arco dei suoi sei anni di mandato (governo Renzi, Conte 1, Conte 2), vestirà ancora le vesti dell’arbitro. Domani mattina il presidente sarà impegnato nelle celebrazioni del “Giorno della Memoria” mentre, contemporaneamente, verranno formate le varie delegazioni. I tempi potrebbero essere leggermente più lunghi perché, causa la predisposizione delle precauzioni legate all’emergenza covid, è stato modificato il protocollo utilizzato da oltre 70 anni.

Mattarella dovrà ribadire ai propri interlocutori la necessità di un governo che poggi su una maggioranza stabile e su un solido accordo politico: è su questo concetto che si baseranno le sue scelte relative a formule politiche, tipo di gabinetto, conferimento dell’incarico e scelta dei ministri, logicamente nel rispetto delle proprie prerogative, di quelle del presidente del consiglio e dei gruppi parlamentari.

Difficile ipotizzare in questa fase quali, per Mattarella, possano essere le migliori soluzioni per uscire dalla crisi. Solo dopo aver ascoltato i rappresentanti delle forze politiche e delle componenti parlamentari, il Capo dello Stato capirà se ci saranno gli spazi per un pre-incarico od un incarico pieno che possa, successivamente,  portare ad un Conte ter, sostenuto da una riedizione dell'attuale maggioranza, con gli stessi partiti o con altre formazioni.

Se, invece, risultasse di difficile percorrenza una conferma dell’attuale premier alla guida di un qualsivoglia Governo, è chiaro che si aprirebbero scenari ben diversi: si punterebbe su un altro nome e, quindi, anche su un’altra coalizione. Le ipotesi sarebbero, in questo caso, molteplici: la formazione di una “squadra” sostenuta dalla “maggioranza Ursula”, oppure un esecutivo di larghe vedute o di unità nazionale. L’ultima soluzione è quella di un ritorno alle urne, ovviamente garantendo al Paese un governo in grado di gestire tutte le emergenze in corso. Mattarella spera di evitarle ma se le consultazioni dovessero risultare insufficienti lo scioglimento delle Camere e le elezioni resterebbero l’unica soluzione.

 

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