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Reddito di cittadinanza, navigator: da risorse a disoccupati

I navigator sono passati da elemento fondamentale delle politiche attive sull'occupazione a quasi disoccupati. Ecco il perché

27 Gennaio 2021

Navigator: da risorse a disoccupati

Dovevano essere lo strumento sul campo per la famosa “lotta alla povertà” dell’allora ministro dello sviluppo Luigi Di Maio, quella risorsa in più che, abbinata al reddito di cittadinanza, avrebbe aiutato gli italiani ad entrare con maggiore facilità nel mondo del lavoro ed invece, a distanza di un anno e mezzo dalla loro fastosa proclamazione, rischiano di restare disoccupati anche loro. E’ la storia dei navigator, quella figura leggendaria di cui tutti hanno sentito parlare ma, che, pochi, nella realtà, hanno conosciuto.

A raccontare le loro vicissitudini sono le giornaliste Milena Gabanelli e Rita Querzé, sulle pagine del Corriere della sera. Gestiti ed assunti dalla società Anpal, presieduta da Domenico Parisi, professore di demografia e statistica all’università del Mississippi, i navigator dovrebbero servire ad accompagnare coloro che percepiscono il reddito di cittadinanza in un percorso volto all’assunzione. Un esercito di 2.978 laureati giovani e meno giovani, selezionati grazie ad un concorso imbastito in fretta e furia dall’allora governo gialloverde, tra circa 19.600 partecipanti. Ma come sono andate le cose? Agli inizi del 2020, su 1.369.779 percettori del reddito di cittadinanza, circa 352.068 (ossia il 25,7%) avevano trovato posto. A fine ottobre, dopo un mese, di questi ne erano rimasti occupati 192.851, perché  l’85% aveva firmato contratti a scadenza, molti di lunghezza inferiore ai sei mesi. Ovviamente, complice la pandemia, la situazione si è aggravata ed oggi 2 contratti su 3 sono a scadenza.

Quanto, poi, i navigator abbiano concretamente contribuito a tali assunzioni, è difficile saperlo visto che il sistema di politiche attive del lavoro legato al reddito di cittadinanza, a due anni dell’entrata in vigore, come era prevedibile, non è ancora operativo. Ora, come raccontato sul Corriere della Sera, sono loro a rischiare il posto e la domanda sorge spontanea: chi li aiuterà a ricollocarsi? Per ora la questione è stata rimandata a tempi migliori. Il ministro del lavoro Nunzia Catalfo ha, infatti, promesso il prolungamento per altri otto mesi del contratto.

Sino ad ora i navigator sono costati circa 180 milioni di euro per ottenere risultati molto inferiori alle aspettative. Un investimento importante, al quale deve essere aggiunta una cifra più cospicua, quei 3 miliardi del recovery fund che varranno proprio destinati al supporto dei disoccupati in cerca di occupazione. Un’occasione, probabilmente, per rendere la figura dei navigator più utile di quanto lo sia stata sino ad ora, come spiegato dalla Gabanelli: se il loro supporto non si limitasse ai soli percettori del reddito di cittadinanza, oggi circa 1.300.000, ma ad una platea più amplia che coinvolga anche chi riceve l’assegno di disoccupazione, chi è in cassa integrazione straordinaria, oltre ai disoccupati di lungo periodo, si potrebbero aiutare circa 3 milioni di lavoratori. Resta che per far si che i navigator possano avere un effetto positivo sulle politiche occupazionali, ci siano alcune criticità emerse che debbano essere risolte. La prima è legata alle assunzioni, che non vengono svolte direttamente dalle Regioni, bensì da Anpal Servizi, società dell’agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro, sotto il controllo del Ministero del lavoro. Le Regioni non avendo un ruolo da protagoniste nella scelta dei navigator, li vedono come un imposizione rendendo difficile una collaborazione proficua e funzionale alla soluzione del problema

L’altra criticità è l’assenza di quello specifico software, che il presidente dell’Anpal aveva già utilizzato in Mississippi e che avrebbe dovuto aiutare i navigator a cercare le opportunità lavorative presenti sul web. Ad, oggi, di tutto questo non c’è niente: manca una banca dati nazionale, così, i navigator possono usare solo le banche dati regionali, assenti in alcune Regioni,  ed i più volenterosi i siti di ricerca privati. Un po’ poco per un Paese che ha bisogno di politiche occupazionali efficaci a fronte di un incremento della disoccupazione che, nei prossimi mesi, si farà ancora più preoccupante. La speranza è che il protocollo firmato dalle ministre del Lavoro e dell’Innovazione lo scorso maggio, che concede due anni di tempo per creare una banca dati integrata, non venga disatteso. Anche se due anni non sono propriamente pochi.

Il terzo ostacolo, infine, è rappresentato dalla legilslazione: ben sette dei decreti attuativi previsti nella normativa relativa al reddito di cittadinanza non sono mai diventati tali. Non è divenuta attuativa la “decadenza” del reddito di cittadinanza in caso di rifiuto di un’offerta di lavoro congrua e, nemmeno, la possibilità di trasformare il reddito in un incentivo cumulativo per mettersi in proprio. Per fare un altro esempio non sono mai state definite le risorse per le imprese che assumono i percettori del reddito, rendendo così impossibili numerose attività che dovrebbero essere, invece, messe in campo.

A conti fatti, come sottolineato in precedenza, sino ad ora i navigator sono venuti a costare 180.000 euro, ossia 27.000 euro lordi, per 20 mesi, ciascuno (1400 euro più 300 euro di rimborsi al mese). Da fine luglio, quando sono stati assunti, con contratto di collaborazione, sono entrati in servizio a settembre, per diventare operativi a dicembre dopo i corsi di formazione. Poi, da marzo, con la pandemia, hanno iniziato a lavorare da casa. Il loro compito, di recente, è stato incrementato di unna nuova attività: implementare i dati da inserire all’interno della Mappa delle opportunità occupazionali (Moo), ossia una mappatura delle aziende ancora in vita che vengono, poi, contattate per avere il loro consenso ad essere inserite nella banca dati nazionale. Un’attività della quale non si capisce pienamente l’utilità, anche, perché simile a quelle messe sul campo da Unioncamere.

Praticamente dal report delle due giornaliste si intuisce come la figura del navigator possa diventare nevralgica nel sistema della ricerca delle politiche attive ma per fare questo ha bisogno di molti strumenti che ancora mancano. Se questo non verrà fatto sarà l’ennesimo sperpero di risorse. Altri 3 miliardi per l’esattezza.

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