22 Gennaio 2021
Giuseppe Conte (foto LaPresse)
"Questo piano ha una valenza trasformativa per il Paese: è un piano che serve a fare un salto di qualità alla nostra capacità produttiva e occupazionale, a realizzare una svolta risolutiva per la modernizzazione del Paese". Così, a quanto si apprende, il premier Giuseppe Conte concludendo l'incontro con i sindacati sul Recovery Plan.
La riunione in videoconferenza, tra il premier Giuseppe Conte e i leader di Cgil, Cisl e Uil, Maurizio Landini, Annamaria Furlan e Pierpaolo Bombardieri, è durata quasi tre ore.
I sindacati chiedevano da tempo la riunione: sul tavolo anche il 'piano nazionale di ripresa e resilienza' che il governo ha messo a punto per utilizzare le risorse del Recovery fund e del Next generation Eu.
Presenti all'incontro anche il ministro Stefano Patuanelli, il ministro delle Infrastrutture, Paola De Micheli e Riccardo Fraccaro. Il ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, è in videocollegamento come Roberto Gualtieri, il ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo, il ministro del Sud Giuseppe Provenzano e il sottosegretario al Lavoro, Francesca Puglisi.
Quello di oggi è il primo della serie di incontri con parti sociali, categorie produttive e Regioni sul Recovery Plan.
"Vi vedo con gran piacere", ha affermato Conte aprendo la riunione. "Grazie per il contributo che avete dato al paese in questi mesi difficili - ha aggiunto - rinunciando anche alla vostre legittime rivendicazioni".
Il contributo dei sindacati sarà "valorizzato, perché questo passaggio che faremo con voi ci spingerà a modificare ulteriormente, per quanto necessario e opportuno, questo progetto", ha sottolineato poi il presidente del Consiglio.
“Oggi - ha spiegato il premier - inizia il confronto con le parti sociali. Un confronto che vogliamo intenso e costruttivo. Abbiamo una versione aggiornata, oggettivamente migliorata, del Piano. Questo Piano deve servirci a liberare il potenziale di crescita dell’economia, a dare impulso alla produttività e all’occupazione. E lo dobbiamo fare aumentando la capacità del nostro Paese di affrontare queste sfide e le trasformazioni in atto che riguardano anche le modalità organizzative del mondo del lavoro, rafforzando al contempo anche la coesione sociale”.
“Secondo le prime valutazioni effettuate dal Mef, gli investimenti, gli incentivi e le riforme contenute nel Piano avranno un impatto che nel 2026, l’anno finale del Piano, dovrebbe tradursi in una crescita di 3 punti percentuali più alta rispetto allo scenario a politiche invariate. Ma a noi non interessa solo il Pil. A noi interessa, direi ancor più, che il Piano avrà un impatto positivo anche su tutti gli indicatori di benessere e di sviluppo sostenibile, grazie agli investimenti attivati direttamente e indirettamente, e alle innovazioni tecnologiche introdotte”, avrebbe aggiunto. Il contributo delle sigle sindacali al Recovery plan sarà “valorizzato, perché questo passaggio che faremo con voi ci spingerà a modificare ulteriormente, per quanto necessario e opportuno, questo progetto”, avrebbe detto ancora Conte secondo le fonti.
Quello con i sindacati, avrebbe detto il premier secondo quanto si apprende, è un "confronto purtroppo che arriva più tardi rispetto ai tempi programmati. Avremmo dovuto incontrarci prima. I tempi su questo lavoro si sono allungati. Da ultimo, come sapete, c'è stata anche una vicenda interna alle forze di maggioranza, una modalità di confronto che ci ha rallentato. Ma bisogna sempre guardare il lato buono: in ogni caso pur in una dialettica vivace abbiamo dovuto rallentare i tempi ma abbiamo anche trovato il modo per un confronto effettivo che ha dato la possibilità alle forze di maggioranza di offrire indicazioni preziose, e arrivare ad una versione aggiornata, migliore".
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