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politica

Manovra: Pd, 'governo immobile, non affronta sfide decisive per il Paese'

15 Ottobre 2025

Roma, 15 ott. (Adnkronos) - "La manovra approvata dal governo Meloni è la più modesta e inconsistente da molti anni a questa parte. Di fronte a un’economia ferma - nonostante gli investimenti del Pnrr - ai contraccolpi negativi dei dazi di Trump e all’aumento delle disuguaglianze e della povertà, la maggioranza ha deciso di navigare a vista, privilegiando l’austerità allo sviluppo. La legge di bilancio che si va delineando si rassegna alla stagnazione e rinuncia a mettere in campo una strategia di rilancio dell’economia. Tenere i conti in ordine è importante, ma se il Paese non tornerà a crescere, sarà molto difficile anche contenere il peso del debito pubblico, come evidenziano le stime preoccupanti dell’Ufficio parlamentare di bilancio". Così in una nota Antonio Misiani, responsabile Economia nella segreteria nazionale del Pd.

"La discesa del deficit al di sotto del 3 per cento del PIL nel 2025 è un risultato importante ma al prezzo di una pressione fiscale al livello più alto degli ultimi dieci anni e della compressione della spesa pubblica per la sanità, l’istruzione e le politiche industriali. L’Italia avrebbe bisogno di una politica economica capace di stimolare investimenti, innovazione e buona occupazione. Avrebbe bisogno di ridare ossigeno al potere d’acquisto delle famiglie e ad una serie di servizi pubblici in crisi, a partire dal sistema sanitario nazionale".

"Questa legge di bilancio, invece, si limita alla manutenzione del Piano strutturale di medio termine presentato un anno fa: un piano che già allora avevamo giudicato vuoto, debole e inadeguato. Non a caso, l’impatto della manovra sulla crescita per l’anno prossimo sarà zero secondo il governo e addirittura negativo secondo l’Ufficio parlamentare di bilancio. Nella legge di bilancio spicca l’assenza di una vera politica industriale: gli interventi ipotizzati sono di portata limitata e decisamente lontani dalla manovra poderosa e dalla visione a tre anni che chiedeva Confindustria. I costi dell’energia sono a livelli insostenibili ma nulla di serio è previsto per tagliarli. Le esportazioni stanno crollando a causa delle barriere commerciali americane ma non c’è traccia del piano di sostegno promesso sei mesi fa da Giorgia Meloni. Le misure di riduzione dell’Irpef rappresentano una piccola frazione dei 25 miliardi silenziosamente sottratti ai contribuenti a causa del fiscal drag. I fondi aggiuntivi destinati alla sanità sono una toppa del tutto insufficiente per affrontare una crisi ormai drammatica: quasi 6 milioni di persone rinunciano a visite o esami specialistici e gli italiani sono costretti a spendere più di 40 miliardi di euro all’anno nella sanità privata. Non a caso, nei prossimi tre anni verranno meno diecimila assunzioni di medici e infermieri".

"Per il resto, nella manovra più piatta e rinunciataria degli ultimi anni, ci sarà un aumento delle spese militari senza precedenti, frutto del diktat di Trump avallato senza fiatare da Giorgia Meloni; l’ennesima rottamazione delle cartelle; l’aumento dell’età di pensionamento per tutti i lavoratori tranne una piccola minoranza. Andranno viste nel dettaglio le coperture, perché a fronte di un contributo da banche e assicurazione tutto da verificare, non è ancora chiaro quali voci di spesa saranno colpite dai tagli e da dove arriveranno le entrate aggiuntive previste. Nel complesso, questa manovra è la fotografia di un governo immobile, che naviga a vista e rinuncia ad affrontare le sfide decisive per il futuro del Paese. Non ci sono le scelte coraggiose di cui avremmo bisogno, non c’è alcuna volontà di mettere al centro il lavoro, la competitività e la giustizia sociale. È un problema grave, per un Paese la cui economia è intrappolata nella stagnazione, con la povertà e la pressione fiscale a livelli record.”

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