Cassa Lombarda, il corto circuito nella “forza dell’approccio al cliente e nella salvaguardia dei patrimoni”: la lettera di un operatore immobiliare. Vistalli: "ricostruzione destituita di ogni fondamento"

Immobiliarista milanese incappato in un cortocircuito con la Cassa Lombarda: "Costretto a far causa alla Banca per aver ritardato 3 rate, perdo il primo grado di giudizio, devo pagare spese legali per € 59.000. Poi ulteriori € 23.500,00, e così in totale circa 84.000 € nell’arco di 4 mesi". La replica piccata di Paolo Vistalli, ad della Cassa Lombarda: "La ricostruzione dell’immobiliarista è destituita di ogni fondamento e, come tale, non merita alcuna replica"

Riceviamo e pubblichiamo la storia di un immobiliarista milanese che è incappato in un cortocircuito assai doloroso con la Cassa Lombarda, che ha appena spento le sue prime 100 candeline. Abbiamo chiesto una replica al Dr Vistalli, auspicando nella soluzione dell’impasse

Il finanziamento den 2006

Nel lontano 2006 la Cassa Lombarda, della quale ero cliente con circa € 1,5 milioni di depositi investiti in vari fondi da loro proposti, con l’idea di offrire una più ampia di servizi ai propri clienti, mi propone anche un finanziamento per la mia attività di immobiliarista. Mi concede quindi un prestito di € 3.000.000 con ipoteca ad “ombrello” (fidejussione ombibus) per effetture alcune operazioni immobiliari: vengono ipotecate 2 ville che valevano quasi 3 volte il prestito erogato.

Successivamente la banca, nel 2009 – 2010 (a seguito della crisi post Lehman Brothers). probabilmente pentita di essersi occupata di finanziamenti, snaturando il loro ruolo di banca privata di raccolta del denaro, ha richiesto il rientro ma, non avendo risorse di cassa, mi ha costretto a vendere una delle due ville ipotecate (la più piccola) per rientrare di una parte del prestito erogato e di altri finanziamenti che aveva concesso nel frattempo anche ad altre società da me partecipate.

La villa “piccola” viene venduta ad un prezzo di € 2.830.000 e la banca incassa interamente tale somma a copertura dei vari crediti erogati con l’intervento dei funzionari della banca direttamente all’atto notarile di vendita per recuperare gli assegni circolari dell’acquirente, mio importante conoscente, provocando un grave disagio anche per lui, per timore che io “fuggissi con il denaro”.

A quel punto, il debito complessivo si riduce ad € 2.600.000, garantito da un’unica ipoteca sul bene rimasto (la villa grand, in cui abitavo con la mia famiglia).

A seguito della separazione con mia moglie la casa rimane vuota in attesa di essere affittata per far fronte a tale debito … ma sono anni bui e la casa rimane sfitta per lungo tempo. Ma gli interessi corrono al 6 / 7% annuo ed il debito continua ad aumentare sino ad arrivare alla somma di € 2.950.000,00.

Nel 2017 la banca, intenzionata al rientro, mi convoca e, dopo aver rifiutato la mia proposta di conversione del debito in un mutuo, con rate trimestrali ben più sostenibili, mi ha costretto ad accettare una transazione a definizione del giudizio di opposizione a decreto ingiuntivo che aveva frattanto promosso, a seguito della quale, da un lato mi hanno “concesso”, si fa per dire, uno “sconto” di appena 150.000,00€, fissando la somma dovuta in € 2.800.000,00 e, dall’altro, incastrandomi proprio per bene, ha definito un piano di rimborso rateale con clausola capestro, riferita alla decadenza della transazione, in caso di mancato tempestivo pagamento di due rate consecutive o tre rate non consecutive, con conseguente reviviscenza del decreto ingiuntivo, ormai divenuto definitivo a seguito della mia rinuncia al giudizio di opposizione, considerando gli importi sino ad allora pagati, a titolo di anticipo sulle maggiori somme dovute, con applicazione degli interessi di mora, ben più onerosi e remunerativi per la Banca. 

In forza della suddetta transazione, ho pertanto versato un anticipo di € 225.000 oltre a rate trimestrali di 70.000€ per un totale di € 505.000,00 il primo anno e ulteriori rate di € 255.000 annue per i 4 anni successivi. Ma il debito non è  ancora saldato e … dulcis in fundo … ulteriore clausola capestro era prevista con riferimento alle ultime due rate annuali, pari ad € 637.500 all’anno da pagarsi in comode rate semestrali di € 318.750,00 oltre interessi come le precedenti.

Pur consapevole dell’impegno particolarmente gravoso che andavo ad assumere e per il cui adempimento avrei dovuto dare corso alla vendita di diversi immobili, ma da operatore serio e affidabile, ho accettato con fiducia le clausole vessatorie imposte dalla Banca, fiducioso che, comunque, l’indicazione nella transazione delle modalità di reperimento delle risorse finanziarie per provvedere al pagamento delle rate (mediante la vendita degli immobili) e la previsione di interessi moratori nella misura del 4% su base annua, in caso di ritardato pagamento delle rate, non costituisse affatto un problema per la Banca, anche in considerazione del principio di solidarietà tra contraenti e del dovere etico che non avrebbe potuto certo essere violato da un Istituto di credito.

Ho cominciato quindi a pagare le prime rate, ma dovendo trarre appunto la liquidità finanziaria per farvi fronte, dalla vendita degli immobili (la cui circostanza, come detto, era perfettamente nota alla banca, la quale aveva anche iscritto ipoteca giudiziale su tutti i miei beni immobili, che sarebbero stati svincolati di volta in volta), a causa delle maggiori difficoltà di accesso al credito per la stretta da parte delle Banche a causa della crisi degli anni precedenti, diversi mutui richiesti dagli acquirenti degli immobili da me posti in vendita proprio al fine di poter assolvere al mio impegno economico con la Cassa Lombarda, vengono erogati in ritardo, facendo così slittare gli incassi previsti e di conseguenza causando ritardi nel pagamento delle rate previste.

In ogni caso tutti i ritardi vengono puntualmente controllati e monitorati  dalla Banca e tutte le somme incassate, vengono corrisposte per far fronte alle rate previste, a volte  con ritardo ma nella loro totalità, compresi gli interessi di mora come previsti. Il tutto, in mezzo a crisi immobiliari, leggi sulle moratorie, pandemie, guerre.

Ad un certo punto la Banca, benché avesse tollerato il ritardo nel pagamento della rata scaduta a dicembre del 2018, e di quella scaduta a marzo 2019, entrambe poi totalmente pagate, senza alcun preavviso in merito alla possibilità di avvalersi, in caso di ulteriore ritardato pagamento, della clausola risolutiva e nonostante la mia piena ed incondizionata manifestazione di volontà, confermata per iscritto, di voler dare seguito al piano di pagamenti, in data 10 giugno del 2019 mi comunica che la transazione si è risolta a far data dal gennaio del 2019.

Vengono quindi applicato sull’intera somma residua dovuta al 31.12.2018 anche gli interessi moratori ben più onerosi, trattenendo l’importo di 850.000€ circa incassati sino ad allora, considerandoli solo a titolo di acconto sulla somma che, in transazione, avevo mio malgrado riconosciuto come dovuta.

Un fulmine a ciel sereno! [...]

Davide contro Golia: "Costretto a far causa alla Banca"

[...] Mai avrei pensato che la Banca, a fronte dei pagamenti effettuati, che in meno di due anni ammontavano a circa 850.000 €,  e la mia dimostrata volontà di pagare fino all’ultimo centesimo, sia pure con quei ritardi fin dall’inizio prevedibili, in quanto legati alle inevitabili problematiche relative alla vendita di beni immobili, avrebbe risolto la transazione stipulata con un cliente sano e che le aveva pagato delle ingenti somme, anche con riferimento al rapporto già estinto, senza farsi scrupolo dell’etica e della solidarietà tra contraenti, prevista persino dall’art. 2 della nostra Costituzione.

Peraltro, una Banca che, pochi giorni fa, si è finanche fregiata, sui maggiori quotidiani d’informazione, “regina delle relazioni” nonché boutique degli investimenti!

Ovviamente, nella disperazione ed incomprensione di tale gesto, ho tentato per diversi mesi di incontrare la Banca, scrivendo anche (inutilmente) al Dr Vistalli per richiedere un incontro per dimostrare la mia totale buona fede e l’indiscussa volontà di rientro.

Alla fine i funzionari mi hanno ricevuto solo dopo 6 mesi: in tale sede, l’avvocato Barberi dallo Studio legale Barberi, Bellini, Rondinone, Santaroni & Partners, che assisteva la Banca, consigliava in modo netto alla sua cliente di perseguire tutte le azioni possibili e proseguire con il pignoramento negando ogni possibilità di prosecuzione dell’accordo in essere.

Sono stato quindi costretto a fare causa alla Banca, in punta di diritto, per vedere dichiarata la validità ed efficacia della transazione e l’illegittimità della suddetta risoluzione, non mancando di mettere in evidenza la violazione di quel dovere di solidarietà e dell’etica che avrebbe dovuto, invece, rispettare un gigante “Davide” (la banca), contro un piccolo “Golia”.

Purtroppo, la giustizia non sempre è dalla parte del più debole e, spesse volte, sbaglia anche mira, cosicché  perdo il primo grado di giudizio e vengo condannato a pagare spese legali a favore della Banca, per l’ingente somma di € 59.000.

Anche i giudici di appello, non sono clementi con il contraente debole e, con una decisione piuttosto frettolosa, presa a pochi mesi dall’inizio del giudizio, sbagliando ancora mira, confermano la sentenza di primo grado condannandomi oltretutto a pagare le ulteriori spese legali € 23.500,00, e così in totale circa 84.000 € nell’arco di appena 4 mesi dell’anno 2023.

Soldi che avrei volentieri pagato a rimborso del mio debito che, al momento, sta lievitando a dismisura anche grazie agli interessi moratori applicati sulla residua somma che non ho più potuto pagare, in quanto ho tutti i beni immobili ipotecati dalla Cassa Lombarda.

Per quest’ultima si tratta di un capriccio e di una prova di forza, che può permettersi vista la sua posizione di soggetto economicamente solido, mentre per me si tratta di una questione di sopravvivenza. [...]

Oggi il debito sarebbe azzerato ma "la Banca mi fa un'altra causa"

[...] Ciò che mi fa più male, è pensare che, se la Banca non avesse agito in violazione di quei doveri per arricchirsi alle mie spalle, consentendomi di dare seguito al pagamento delle rate, sia pure con quei fisiologici quanto inevitabili ritardi legati alla vendita degli immobili, oggi il mio debito si sarebbe pressoché azzerato, in quanto le ultime date previste in transazione sarebbero scadute nel 2024.

Il prestigioso immobile ipotecato inoltre è affittato e produce un discreto reddito ma, lasciando il contratto come era in corso dall’inizio, le tasse da pagare sulle stesso erano molto gravose, ed essendo la società proprietaria una Società Semplice, per cui tutti i redditi fanno capo ai soci persone fisiche, colgo l’opportunità di pagare le tasse in “cedolare secca” giusto per risparmiarne una buona percentuale. Mi informo presso il mio legale, il commercialista ed il notaio e, a quanto sembra, nulla osta, nei confronti della Banca, che avrebbe mantenuto ogni garanzia in merito, alla vendita dell’usufrutto dei canoni di affitto percepiti, al solo fine di averne una minore imposizione fiscale. Ma la Banca, probabilmente accecata dall’astio nei miei confronti, mi fa un’altra causa adducendo che avrei inteso distrarre il bene, alla quale mi sono visto costretto a resistere, ritenendo anche tale pretesa infondata.

Conseguenza di tutto ciò, è che, intanto, mi sono visto anche costretto a sopportare i costi di due giudizi e ora anche quelli del ricorso per cassazione, oltre al giudizio per la revocatoria della cessione dell’usufrutto, di un bene immobile che è sempre nella mia sfera patrimoniale, e che è ipotecato dalla Banca e ora anche sottoposto a pignoramento.

Se non è accanimento, questo. Altro che etica!

Auspico che questa lettera possa arrivare nelle mani del Dr Vistalli per rendersi conto dell’assurdità di questa folle situazione, in assenza della quale la Banca sarebbe già stata rimborsata quasi integralmente.

Qui il link all'intervista de Il Giornale d'Italia a Paolo Vistalli

La replica di Paolo Vistalli, ad di Cassa Lombarda: "Ricostruzione dell’immobiliarista destituita di ogni fondamento"

Spettabile Redazione de
Il Giornale d’Italia

Milano, 3 agosto 2023

"Facendo seguito all’articolo https://www.ilgiornaleditalia.it/news/mondoimprese/518591/cassa-lombarda-il-corto-circuito-nella-forza-dellapproccio-alcliente-e-nella-salvaguardia-dei-patrimoni-la-lettera-di-un-operatoreimmobiliare.html, Cassa Lombarda precisa quanto segue:
La ricostruzione dell’immobiliarista milanese “anonimo” è destituita di ogni fondamento e, come tale, non merita alcuna replica da parte di Cassa Lombarda.
Ai lettori del Giornale è sufficiente sapere che, in due gradi di giudizio, l’Autorità Giudiziaria di Milano ha riconosciuto l’inadempimento di tale immobiliarista - e della società di cui il medesimo è garante - e l’intervenuta risoluzione dell’accordo transattivo che la Banca, a suo tempo, aveva sottoscritto, confidando negli impegni assunti da detti soggetti (e sempre nell’approccio di estrema correttezza verso gli stessi)".

Cordiali saluti,


Paolo Vistalli
Amministratore Delegato
e Direttore Generale
Cassa Lombarda SpA