22 Febbraio 2023
Fonte: Imagoeconomica
La settimana lavorativa di 4 giorni è ancora un miraggio in Italia. Ma proprio come tale, non smette di ingolosire. Dopo il successo dell'ultimo esperimento inglese, poi, il dibattito si è fatto ancora più acceso.
Nelle ultime ore, alfiere del cambiamento è il segretario generale dei metalmeccanici della Fim Cisl Roberto Benaglia, che auspica per l'Italia un passo in avanti sul versante del benessere dei lavoratori e della produttività delle aziende: "Serve un confronto tra le parti sociali" - chiosa - "È tempo di regolare il lavoro soprattutto nel settore manifatturiero in modo più sostenibile, libero e produttivo".
In realtà, sul tavolo de sindacato dei metalmeccanici ci sarebbe già una bozza di progetto: 50 grandi realtà aziendali del settore, come Stellantis e Abb, da coinvolgere in un iniziative sperimentali. "Si potrebbe cominciare in pochi stabilimenti per capire la portata dell’intervento e le esigenze dei lavoratori" — suggerisce Benaglia — "elaborando una formula su misura che tenga conto anche dei picchi di produzione delle imprese". La formula in questione, a detta della Cisl, consisterebbe in una forma di lavoro fatta di 4 parti di attività piena e 1/5 di riduzione d’orario. Il tempo così risparmiato sarebbe investito in attività collaterali di importanza strategica per l'azienda, dalla formazione dei dipendenti (anche online) alla gestione dei carichi di cura, come già avviene con successo in Spagna e Belgio.
Non che in Italia si sia rimasti del tutto fermi. Alcune aziende hanno già avviato percorsi di riforma dell'orario lavorativo, ma gli "avanguardisti" si contano soltanto nel settore dei servizi. Quanto a quello manifatturiero, invece, si tratterebbe di una novità. "I tempi sono maturi - profetizza ancora Benaglia - "Anche grazie all’innovazione tecnologia, penso alla gestione dei macchinari da remoto via tablet, il comparto metalmeccanico può garantire una flessibilità nuova che richiede soluzioni nuove".
L'obiettivo è andare incontro alle esigenze tanto dei giovani lavoratori, attenti più a un equilibrio sano tra lavoro e vita privata che all'aumento di stipendio, quanto ai tanti impiegati over 50: "La manifattura italiana ha l’età media più alta d’Europa - precisa ancora in segretario Cisl - "Ripensare i tempi del lavoro anche per questa categoria sarebbe un passo importante nell’ottica del benessere lavorativo".
Del resto, i risultati del recente caso-studio inglese non lasciano molti dubbi sui vantaggi dell'accorciamento della settimana lavorativa. In Uk, infatti, 61 aziende hanno preso parte alla sperimentazione, riducendo l'orario settimanale a 32 ore da spalmare su 4 giorni, senza però intaccare i salari. Di queste, ben 56 hanno deciso di adottare la riforma e accorciare di un giorno la settimana lavorativa. Secondo il Boston College, che ha analizzato gli effetti dell'esperimento, circa il 71% dei lavoratori coinvolti ha dichiarato livelli inferiori di "burnout", mentre il 39% ha riportato di essere meno stressato rispetto all'inizio dello studio. Il risultato? Una riduzione del 65% dei giorni di malattia e un abbassamento del 57% delle dimissioni rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente.
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