11 Agosto 2022
Lieve miglioramento e sei in più rispetto al 2019. L'Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo) ha stabilito che nel 2022 il numero totale di disoccupati tra i giovani raggiungerà i 73 milioni. Un leggero miglioramento rispetto all'anno scorso quando erano 75 milioni. La fascia presa in questione è quella 15-24. La pandemia ha inficiato su questi numeri considerando che nel 2019 erano 6 milioni in meno, afferma il rapporto Global Employment Trends for Youth 2022.
Per quanto riguarda i Neet vale a dire la quota di giovani che non lavora, non ha istruzione o formazione, l'Organizzazione sottolinea come siano il 23,3%. Una stima a livello globale che comunque è ferma ai dati del 2020, vale a dire quanto è stato disponibile rilasciare l'ultimo report. Numeri gravi se si pensa che un livello simile non lo si raggiungeva da 15 anni. Tornando all'impiego, la situazione delle donne è peggiore rispetto a quella degli uomini.
Quest'anno solo il 27,4% avrà un impiego, una quota al di sotto del 40,3% riservato agli uomini. Ad avere una prospettiva migliore sono come sempre i Paesi ad alto reddito. Che potranno raggiungere un livello di disoccupazione giovanile simile a quello del 2019 in breve tempo. Il tasso di disoccupazione giovanile in Europa e in Asia centrale dovrebbe essere di 1,5 punti percentuali superiore alla media globale nel 2022. Rispettivamente del 16,4% e il 14,9%. In America Latina si prevede un innalzamento verso il 20,5%. Negli Stati arabi, è invece presente un tasso di disoccupazione giovanile che continua a salire, raggiungendo il 24,8%.
In questo scenario diversi modelli economici "verdi" e "blu" potrebbero aiutare, spiega l'Ilo. Aumentando il prodotto interno lordo globale del 4,2% e permettendo di creare 139 milioni di posti di lavori in più. Di questi un quarto riservato ai giovani. Nello specifico servirebbe migliorare spiega l'Ilo, il comparto ambientale, digitale e sanitario. Un lavoro importante potrebbero sostenerlo gli aiuti di emergenza al sostegno alla ripresa. Una parte dei fondi destinati ai Paesi più colpiti dalla pandemia, dovrebbero essere rivolti verso la disoccupazione, l'inattività e la precarietà dei giovani.
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