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Stefano Lombardi. Beni culturali: nuove opportunità per il lavoro dei giovani

Intervista al Prof. Stefano Lombardi: avvocato e docente di Legislazione dei Beni culturali presso l’Università Cattolica di Milano, ha pubblicato il suo nuovo libro “Diritto dei Beni culturali” - Ed. CEDAM

06 Maggio 2021

Stefano Lombardi

Stefano Lombardi

Stefano Lombardi, giurista e docente universitario in Beni Culturali e Compliance, non è solo un grande estimatore del patrimonio culturale e artistico, che fa dell’Italia un Paese unico al mondo, ma ne apprezza anche l’importanza economica alla base del rilancio del Pil del nostro Paese, sia in termini di conservazione e potenziamento del valore di questo bene comune, sia in termini di attrattività turistica nei confronti di un pubblico internazionale.

Stefano Lombardi, per tradizione e cultura familiare sempre “super partes”, non intende la politica come una sterile contrapposizione di idee preconcette, o di posizioni di partito chiuse all’innovazione, ma come il concorde raggiungimento degli obiettivi più importanti per la cittadinanza, nel rispetto delle minoranze, ma anche nella consapevolezza di come raggiungere i risultati migliori per tutti. Esperto di organizzazione aziendale e responsabilità amministrativa di enti e società, si è sempre impegnato a trovare soluzioni sostenibili ed ecocompatibili.

Stefano Lombardi: i beni culturali come opportunità di lavoro per i giovani                                      

In periodo di pandemia le offerte di lavoro per i giovani, in tutti i campi, hanno subìto una sensibile contrazione. Anche l’argomento cultura e beni culturali in generale sembra essere passato in secondo piano, visto che ogni giorno in tutti i talk show d’informazione in TV non si parla altro che di vaccini. Ma, al di là dell’ovvia priorità da attribuire ai provvedimenti intesi a contenere l’espansione del coronavirus, non possiamo trascurare gli altri valori fondanti della vita del nostro Paese, primo fra tutti la tradizione culturale.

Molti giovani neolaureati, o comunque in cerca di un primo lavoro, sono fortemente attratti da occupazioni che possano mettere in risalto i propri studi umanistici o le proprie attitudini artistiche. In questo senso qualche interessante opportunità potrebbe essere colta anche in questo periodo meno fortunato. Al di là di altri utili dettagli che pubblichiamo in fondo a questa pagina, chiediamo a una delle figure più importanti della cultura italiana, il prof. Stefano Lombardi, che cosa consiglierebbe ai giovani che desiderano mettere a frutto le proprie attitudini in questo campo.

Intervista al Prof. Stefano Lombardi

Prof. Lombardi, lei che proprio in questi giorni ha pubblicato un manuale dal titolo “Diritto dei Beni culturali”, che cosa consiglierebbe ai giovani che cercano lavoro in questo ambito?

Trovare lavoro nel mondo dei beni culturali è oggettivamente una cosa che sta accadendo sempre più di frequente, in particolare per i laureati nei corsi di Economia e Gestione dei Beni Culturali, ma non solo: ritengo che i luoghi dove si possano in qualche modo esprimere le professionalità nel mondo dei beni culturali, spaziano dai musei, sia pubblici sia privati, alle attività legate alle Case d'asta, alle gallerie d'arte, alle professioni culturali come critico, restauratore, ecc. Uno spazio importante è rappresentato dal mondo del non profit, quello che è il mondo delle Fondazioni, ma un indotto importante deriva anche dal conseguente turismo culturale, che comporta attività rilevantissime nel mondo alberghiero, della ristorazione e della ricettività.

Nel settore pubblico ci sono delle opportunità per i giovani?

Sì, c’è tutto un mondo che riguarda anche l'occupazione nel settore pubblico, dal Ministero dei Beni Culturali agli uffici addetti alla tutela e valorizzazione dei beni culturali nelle Soprintendenze, negli assessorati ai beni culturali, che siano essi comunali o regionali. Si tratta di un indotto diciamo di natura pubblicistica, il cui accesso però a norma di Costituzione è subordinato ovviamente al superamento di un concorso: però anche questo è uno spazio estremamente interessante,

La pandemia però ha reso di fatto difficile raggiungere i propri obiettivi culturali, con tutte le restrizioni cui siamo arrivati

Sebbene le imposizioni legate alla pandemia tocchino i principi cardine dell’ordinamento, ogni norma costituzionale va interpretata cum grano salis: le esigenze della sanità e dell’incolumità, che sono prioritarie, vanno temperate con i principi fondamentali. L’art. 9 della Costituzione dà massima espressione ai valori culturali: il fruire del bene culturale è sancito ai massimi livelli legislativi. Quindi sempre con riferimento all’art. 3 sono per una riapertura modulata in base alla curva epidemiologica dei musei che sono luogo di godimento dell’anima e soprattutto consentono di riaprire in condizioni di sicurezza. Non posso tacere che le riaperture misurate possono garantire sicurezza maggiore rispetto ad altri luoghi di svago e non è secondario l’indotto.

Possiamo supporre un conflitto costituzionale tra la tutela della salute e quella della cultura?

In verità il dettato costituzionale che garantisce la fruibilità dei beni culturali è collocato tra gli articoli fondamentali e immodificabili della nostra Carta fondamentale, mentre così non è per l’art. 32 che tutela la salute pubblica. Ciò precisato a livello formale, va da sé che debba trovare priorità sostanziale, come dicevo, la lotta al coronavirus.

Che cosa l’ha portata a pubblicare un nuovo libro sul tema del “Diritto dei Beni culturali”?

Il libro, che io definisco più un manuale, nasce dall’esigenza di raccogliere per iscritto lunghi anni di insegnamento e di fornire uno strumento culturale organico sia per addetti ai lavori, sia per studenti. L’argomento è molto importante per il futuro dell’economia, e il mio contributo vuole essere trasversale, non rivolgersi solo ai giuristi, come sembrerebbe, ma anche a chi non è strettamente di estrazione legale, come ad esempio il direttore di un museo.

Lei vede quindi uno stretto legame tra cultura ed economia per il nostro Paese?

Il bene culturale, se valorizzato e tutelato, ha grandissimo riflesso nella nostra economia: non è solo un potente ristoro dell’anima, ma è soprattutto una realtà che genera indotto importante per turismo, trasporti, servizi, edilizia con particolare riferimento a ristrutturazioni e restauri, nonché a tutto il personale dipendente di luoghi culturali e musei. Bisogna sburocratizzare le procedure che presiedono i beni culturali per renderne più snella e rapida la valorizzazione, pur salvaguardando le tutele amministrative che oggi ne consentono la fruibilità.

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