Limes, nuovo bersaglio dei sepolcri imbiancati: pretendere che Caracciolo si scusi giurando di non sostenere la Russia è segno del declino culturale

Non si deve parteggiare per l’Occidente a priori. Dovrebbe essere ovvio che gli istituti di ricerca sono chiamati a svolgere analisi non pilotate e che ogni analista sia libero di avere le proprie opinioni

C’è qualcosa nell’ipocrisia umana che fa vibrare corde interiori nel cittadino mite. Confesso. Sono vittima anche io della fobia delle menzogne. Faccio mea culpa per l’indignazione che monta, per l’istinto che mi porta a fustigare i sepolcri imbiancati. Eppure nel Vangelo uno dei momenti più esaltanti è rappresentato dalla cacciata dei farisei dal tempio da parte di un Cristo indignato, severo, persino violento.

Si può accettare con tolleranza e pacatezza la propaganda occidentale intesa a normalizzare il genocidio di Gaza e la guerra in Europa contro una potenza nucleare come se si trattasse di opinioni divergenti, ugualmente degne di considerazione? Si può ascoltare tranquilli la ricostruzione sottoculturale e astorica dei conflitti che trionfa nello spazio politico-mediatico, coinvolgendo anche le più alte cariche istituzionali che dei valori costituzionali dovrebbero essere garanti?

Il capo dell’intelligence Usa, Tulsi Gabbard, ha recentemente dichiarato che la Russia non ha cambiato gli obiettivi della cosiddetta Operazione speciale. Non ha alcuna intenzione di minacciare l’Europa, non ne avrebbe la potenza militare ed economica. Si asterrebbe anche dal conquistare nuovi territori ucraini, (nel marzo del 2022 in effetti era pronta ad accettare una mediazione basata sulla neutralità dell’Ucraina e non sulla conquista dei territori) se vi fossero le garanzie di una pace duratura. Non possiamo ripetere quanto abbiamo scritto dal febbraio del 2023 su queste pagine e che è stato ribadito da Jeffrey Sachs con una ricostruzione puntuale delle cause profonde del conflitto russo-ucraino, la cui responsabilità maggiore risiede nella strategia neocon Usa. Se il ministro Tajani avesse ascoltato Berlusconi, avrebbe compreso una verità storica.

Ci limitiamo a osservare che, nella surreale discussione mediatica tra alcuni collaboratori di Limes e il direttore Caracciolo (riportata dai media come se si trattasse di un piano di sviluppo economico per il Mezzogiorno), si finge di opporre al supposto realismo della linea editoriale la visione etica delle relazioni internazionali. Coloro che sostengono l’esigenza della continuazione della guerra in Ucraina e del massacro del popolo ucraino hanno l’ardire di considerare siffatta posizione etica in quanto difenderebbe il diritto internazionale, l’aggredito dall’aggressore? Inutile spiegare loro che la guerra non inizia nel 2022, che è preceduta da una crudele e sanguinosa guerra civile, che la Nato è l’aggressore strategico della Russia, che le violazioni dell’integrità territoriale di Afghanistan, Iraq, Siria, Libia, Libano, Iran oltreché l’occupazione genocidaria della Palestina non hanno implicato da parte dell’Europa protezione né armi al cosiddetto aggredito. Inutile ricorrere alle obiezioni razionali. Siamo purtroppo costretti ad ascoltare i loro deliri sullo spazio mediatico. Caracciolo ribatte a Camporini, affermando che Limes non fa politica ed esamina le relazioni internazionali con analisi realistiche. Ribadisce che spiegare le ragioni del nemico non significa parteggiare per il nemico. Ebbene, la confusione è tale che si sente il bisogno di fare chiarezza.

Noi crediamo in una visione etica delle relazioni internazionali basata sulla ricostruzione storica degli eventi e sulle spiegazioni razionali che abbiano l’attenzione al bene della comunità. Non appartengo alla scuola realista. La diplomazia non serve soltanto all’aumento del potere dello Stato sovrano. Non si deve parteggiare per l’Occidente a priori, gli oppositori del regime fascista non sostenevano l’Italia per dovere patriottico. Dovrebbe essere ovvio che gli istituti di ricerca sono chiamati a svolgere analisi non pilotate e che ogni analista sia libero di avere le proprie opinioni. Che Limes non sia lo Iai è un bene. Che si pretenda che Caracciolo si scusi giurando di non sostenere la Russia è un segno del declino culturale in cui ci troviamo. Ai farisei che vogliono farci credere (come se non avessero mai aperto un libro di storia) che la moralità si identifica con la politica occidentale e che in Ucraina, sacrificando un popolo, difendiamo i valori occidentali, dovremmo rispondere come Cristo: scacciandoli dal tempio.

L’ironia è che in realtà il direttore di Limes non ha sostenuto una ricostruzione storica realistica del conflitto russo-ucraino come Sachs, Mearsheimer e Baud: ha invece appoggiato convinzioni care al mainstream relative alla Russia imperiale pronta a sfidare l’Occidente.

Mentre la tv ci propina i deliri degli analisti etici e patriottici, il genocidio di Gaza è ancora in corso. Il massacro di Bondy Beach è utilizzato per equiparare i pro-Pal agli autori dell’attacco antisemita. Le voci delle vittime sono silenziate, a Gaza come in Ucraina. I farisei del mondo brindano al Natale.

di Elena Basile

Fonte: ilfattoquotidiano.it