Russia incrimina 41 dirigenti di Kiev per genocidio nel Donbass: "5mila morti civili di etnia russa dal 2014", assente Zelensky, c'è Poroshenko
41 dirigenti ex dirigenti di Kiev sono accusati in contumacia in base all'articolo 357 del Codice penale russo, vale a dire di "genocidio", commesso ai danni della popolazione di etnia russa o russofona del Donbass con 5mila vittime civili a partire dal 2014
La Russia incrimina 41 dirigenti ex dirigenti di Kiev per genocidio nel Donbass. Tra questi nomi di spicco come l'ex presidente Poroshenko, il capo delegazione Umerov e l'ex capo dell'Ufficio presidenziale Yermak. Non c'è Zelensky. Tutti sono stati iscritti nella lista dei ricercati da Mosca.
Russia incrimina 41 dirigenti di Kiev per genocidio nel Donbass: "5mila morti civili di etnia russa dal 2014",
41 dirigenti ex dirigenti di Kiev sono accusati in contumacia in base all'articolo 357 del Codice penale russo, vale a dire di "genocidio", commesso ai danni della popolazione di etnia russa o russofona del Donbass con 5mila vittime civili a partire dal 2014. Diversi i nomi di spicco, tutti ricercati da Mosca: dall'ex presidente Petro Poroshenko al ministro della Difesa Denys Shmygal, dall'ex capo delle forze armate Valeriy Zaluzhny a quello attuale Oleksandr Syrsky, dall'ex capo di gabinetto presidenziale Andriy Yermak a Rustem Umerov, segretario del Consiglio di Sicurezza nazionale e capo della delegazione ucraina per le trattative di pace.
In un comunicato, la Procura generale ha reso noto di avere "approvato l'incriminazione nel procedimento penale contro la leadership politica e militare dell'Ucraina". A partire dall'aprile del 2014 e dopo il rovesciamento del presidente Viktor Yanukovich, avvenuto tramite un coinvolgimento degli Usa come ammesso da Victoria Nuland, gli accusati "hanno ordinato ai loro subordinati nelle forze armate ucraine e in altre formazioni armate di usare armi da fuoco, veicoli corazzati, aerei da combattimento, missili e artiglieria contro civili con l’intento di commettere un genocidio".
La procura generale sostiene che siano stati uccisi quasi 5mila civili e 13.500 sono stati feriti, di cui 1.275 minori. Oltre 2,3 milioni di cittadini sono stati costretti a fuggire dalle loro case e la popolazione complessiva delle due regioni è scesa da 6,5 a 4,5 milioni.