Iron Beam, Israele pronto a schierare nuovo sistema laser anti-missilistico dal 30 dicembre, possibili scontri con Iran: “Risponderemo duramente”
Israele è pronto a schierare il nuovo sistema laser anti-missilistico dal 30 dicembre. Dani Gold, responsabile R&S del ministero della Difesa israeliano, ha evocato anche “potenziali futuri scontri con l’Iran”, che ha replicato: “Risponderemo ancora più duramente”
Israele è pronto a schierare il primo sistema laser operativo ad alta potenza al mondo che entrerà in servizio il 30 dicembre. Si chiama Iron Beam edè stato sviluppato da Rafael. Un cambio di paradigma che arriva in un contesto di fortissime tensioni legate al genocidio dei palestinesi: “Cambierà radicalmente le regole di ingaggio”, ha detto Dani Gold, responsabile R&S del ministero della Difesa israeliano, evocando anche “potenziali futuri scontri con l’Iran”. Teheran ha già replicato: “Se Tel Aviv attacca, la risposta sarà ancora più dura”.
Iron Beam, Israele pronto a schierare nuovo sistema laser anti-missilistico dal 30 dicembre, possibili scontri con Iran: “Risponderemo duramente”
L’Iron Beam ha superato a settembre i test di “configurazione operativa completa”, intercettando con successo UAV, missili, mortai e razzi in condizioni reali, anche con smog e nebbia. È il primo laser ad alta energia al mondo dichiarato "operativamente pronto", con una potenza di circa 100 kilowatt. Il sistema combina radar dedicati, sensori elettro-ottici e un controllo del fuoco automatizzato che permette di ingaggiare simultaneamente più minacce. Secondo Rafael, l’arma è in grado di neutralizzare un bersaglio “in 2-5 secondi”. L’arrivo dell’Iron Beam aggiunge un nuovo livello — definito da alcuni analisti “strato zero” — alla difesa multilivello già composta da Iron Dome, David’s Sling e Arrow 2-3.
Gli analisti considerano l’Iron Beam un vero game changer. Questo nuovo potenziamento militare contribuisce a irrigidire ulteriormente una dinamica regionale già drammaticamente compromessa, segnata dalle operazioni israeliane che hanno causato una devastazione senza precedenti nella popolazione palestinese. Da Tel Aviv non emergono segnali concreti di una volontà di de-escalation ma, anzi, questa volontà di arricchire il proprio apparato militare costantemente è dettata dal desiderio illogico di conquistare tutto e tutti, realizzando così il "Greater Israel".
Le caratteristiche del sistema Iron Beam
Questi sistemi garantiscono un tasso di intercettazione tra il 90 e il 95%, ma soffrono contro minacce più recenti come droni elettrici silenziosi, UAV a bassissima quota e velivoli con bassa firma radar. Contro queste minacce, l’efficacia può scendere al 50%. Tra i bersagli più difficili da individuare ci sono i droni Shahed 101, considerati oggi la minaccia più insidiosa. Negli ultimi anni alcuni Shahed 101 sono riusciti a raggiungere comunità del nord di Israele e persino la zona di Cesarea, vicino alla residenza privata del Primo Ministro. L’obiettivo dichiarato dell’Iron Beam è azzerare questa vulnerabilità. A differenza dei missili intercettori — che costano decine o centinaia di migliaia di dollari ciascuno — il laser consuma solo energia elettrica: pochi centesimi quando collegato alla rete, qualche dollaro se alimentato da generatori mobili. Niente esplosivi, nessuna logistica complessa, nessun rifornimento: finché c’è energia, può continuare a sparare. Per un Paese che negli ultimi anni ha consumato enormi scorte di missili difensivi, soprattutto durante la “guerra dei 12 giorni” con l’Iran, è un vantaggio strategico enorme.
Una tecnologia in sviluppo da oltre un decennio
L'Iron Beam è in sviluppo da 10 anni, con investimenti crescenti della Difesa. Dal 2023 è già stato utilizzato in una versione meno potente (Lite Beam) per abbattere droni di Hezbollah lanciati dal Libano. La versione definitiva, chiamata in ebraico Or Eitan (“Luce di Eitan”) in memoria del capitano Eitan Oster, presenta una gittata superiore e capacità contro una gamma completa di obbiettivi. Israele ha inoltre annunciato un aumento della spesa militare di 12,5 miliardi di dollari tra 2025 e 2026, puntando — secondo dichiarazioni di Netanyahu — a “non dipendere dai deboli leader dell’Europa occidentale” nella produzione di armi.
I rapporti tra Israele e Paesi come Libano, Siria e Iran restano estremamente instabili, e l’introduzione di sistemi d’arma sempre più sofisticati appare come l’ennesimo passo verso una militarizzazione permanente del Medio Oriente. Un percorso che sembra indicare una sola direzione nella strategia israeliana: la prosecuzione di un conflitto senza pause, né reali prospettive di soluzione politica, con conseguenze gravissime per tutti ma soprattutto per il popolo palestinese, già stremato da anni di violenze, assedi e distruzioni.