Usa, grazia di Trump a 77 alleati politici accusati di “voler ribaltare” risultati delle elezioni 2020: da Giuliani a Powell a Meadows
Oltre a Giuliani, tra gli altri personaggi di alto profilo a cui Trump ha concesso la grazia ci sono Sidney Powell, Boris Epshteyn, John Eastman e Mark Meadows
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha concesso la grazia "totale, completa e incondizionata" all'ex sindaco di New York Rudolph Giuliani e ad altre 76 persone, accusate in Georgia di aver tentato di ribaltare i risultati elettorali del 2020. Lo ha reso noto su X il procuratore degli Stati Uniti per le grazie, Ed Martin. Tra gli altri personaggi di alto profilo a cui Trump ha concesso la grazia ci sono Sidney Powell, Boris Epshteyn, John Eastman e Mark Meadows. Nella lista, pubblicata da Martin su X, figurano avvocati, ex funzionari e consiglieri politici del tycoon. "Questa proclamazione pone fine a una grave ingiustizia nazionale", si legge nel documento.Usa, grazia di Trump a “lunga lista” di alleati politici che contestarono sconfitta nelle elezioni 2020: da Giuliani a Powell a Meadows.
Usa, grazia di Trump a 77 alleati politici accusati di “voler ribaltare” risultati delle elezioni 2020: da Giuliani a Powell a Meadows
Il presidente degli Stati Uniti ha concesso la grazia a decine di figure chiave del suo entourage politico e legale, coinvolte nelle indagini e nei procedimenti per il presunto tentativo di ribaltare l’esito delle elezioni del 2020, vinte da Joe Biden.
L’annuncio è arrivato sui social dal procuratore per la grazia del Dipartimento di Giustizia, Ed Martin, che ha parlato di un “perdono totale, completo e incondizionato”, sottolineando che si tratta di un atto volto a “porre fine a una grave ingiustizia nazionale”. Il provvedimento, reso pubblico su X, include nomi noti e stretti collaboratori dell’ex presidente, tra cui l’ex sindaco di New York Rudolph Giuliani, l’avvocata Sidney Powell e l’ex capo dello staff della Casa Bianca, Mark Meadows.
La grazia chiude simbolicamente – e politicamente – uno dei capitoli più controversi dell’era Trump: quello delle contestazioni sui risultati elettorali del 2020, culminate con l’assalto al Congresso del 6 gennaio 2021.
Figura emblematica tra i graziati è proprio Rudolph Giuliani, per anni avvocato e consigliere fidato di Trump. Ex sindaco di New York, Giuliani è stato protagonista di alcuni episodi che hanno segnato l’immaginario collettivo dei giorni successivi al voto del 2020. Durante una conferenza stampa post-elettorale, mentre contestava i risultati, la tinta per capelli gli colò sul viso a causa del sudore, trasformandolo in un meme virale e valendogli il soprannome di “sindaco colorato”.
Un altro momento passato alla storia fu la conferenza stampa organizzata non nel celebre hotel Four Seasons di Philadelphia, come inizialmente annunciato, ma nel parcheggio di un centro di giardinaggio chiamato “Four Seasons Total Landscaping”. Una location surreale, incastonata tra un sexy shop e un crematorio, che scatenò ironie e parodie in tutto il mondo. L’episodio rese celebre il negozio, che da allora ha venduto oltre 35.000 magliette e felpe per un incasso di circa 1,3 milioni di dollari, con clienti illustri come l’attrice Emma Watson.
Negli anni successivi, Giuliani ha affrontato una lunga serie di guai giudiziari. Nel luglio 2023 è stato condannato a pagare 148 milioni di dollari per diffamazione, dopo aver diffuso accuse infondate contro due scrutatrici elettorali della Georgia. Poco dopo ha dichiarato bancarotta. Nell’agosto dello stesso anno è stato incriminato per cospirazione nel tentativo di ribaltare i risultati elettorali in Georgia, e nell’aprile 2024 un’altra incriminazione è arrivata dall’Arizona. Il 2 luglio 2024 è stato radiato dall’albo degli avvocati dello Stato di New York e, il 26 settembre, anche da quello del Distretto di Columbia, per gravi violazioni professionali legate al suo ruolo durante la campagna del 2020.