Nepal, rientrati a Kathmandu i 5 alpinisti di Como dati per dispersi nella valle del Khumbu: “Noi eravamo tranquillissimi, senza nessun tipo di problema”
Sono rientrati a Kathmandu i 5 alpinisti comaschi dati per dispersi nella valle del Khumbu: “ Noi eravamo tranquillissimi, senza nessun tipo di problema”
Sono atterrati a Kathmandu i cinque alpinisti italiani originari della provincia di Como, che per giorni erano stati dati per dispersi in Nepal. Il gruppo, rimasto irraggiungibile mentre si trovava in un’area priva di copertura telefonica, è apparso sereno e in buone condizioni fisiche. “Noi non ci sentivamo dispersi, non sapevamo nulla di quello che succedeva nel mondo”, hanno raccontato.
Nepal, rientrati a Kathmandu i 5 alpinisti di Como dati per dispersi: “Noi eravamo tranquillissimi, senza nessun tipo di problema”
I cinque escursionisti si trovavano nella valle del Khumbu, non lontano dall’area dell’Everest, quando tra il 31 ottobre e il 3 novembre due violente valanghe hanno travolto diverse spedizioni italiane sull’Himalaya. Le famiglie, non ricevendo notizie, avevano lanciato l’allarme, poi rientrato quando il gruppo ha riattivato la connessione. “Quando abbiamo riavuto il segnale, da casa ci hanno raccontato quello che era successo, ma noi eravamo tranquillissimi, senza nessun tipo di problema”, hanno spiegato.
Gli alpinisti, che non avevano telefoni satellitari, hanno confermato di aver proseguito regolarmente il loro itinerario nonostante il maltempo: “Camminavamo in condizioni difficili, con tempo pessimo, ma non abbiamo percepito alcun pericolo. Siamo arrivati fino a circa 5.000 metri, con neve che iniziava dai 4.000, ma non è la prima volta che affrontiamo percorsi simili”.
Ricerche sospese per Markus Kirchler e Marco Di Marcello
Nel frattempo, restano dispersi due alpinisti italiani, Marco Di Marcello, 37 anni, di Teramo, e Markus Kirchler, 29 anni, di San Genesio (Bolzano), travolti da una valanga sul monte Yalung Ri insieme al tedesco Jakob Schreiber e ai nepalesi Mere Karki e Padam Tamang. Le ricerche, secondo quanto riferito dai soccorritori all’AGI, sono state sospese a causa del manto nevoso troppo spesso e compatto. “Non c’è più nessuna persona impegnata nelle ricerche”, hanno confermato.
Le slavine che hanno devastato l’area dell’Himalaya hanno causato la morte di tre alpinisti italiani: Alessandro Caputo e Stefano Farronato, travolti durante l’ascesa del Panbari Himal (6.887 metri), e Paolo Cocco, deceduto sullo Yalung Ri. Le loro salme si trovano a Kathmandu in attesa del rimpatrio in Italia.
Le operazioni di recupero sono state condotte dal team internazionale di soccorso AviA MEA, con l’assistenza delle guide alpine Michele Cucchi e Bruno Jelk e del pilota Manuel Munari, in condizioni operative estreme a oltre 5.400 metri di quota. La Farnesina ha confermato che i cinque escursionisti comaschi “stanno bene e proseguiranno il programma di rientro in Italia”, previsto nei prossimi giorni. Per Di Marcello e Kirchler, invece, non ci sono più speranze di trovarli in vita: i soccorritori sperano di poter riprendere le ricerche solo la prossima estate, quando lo scioglimento della neve potrebbe rendere possibile il recupero dei corpi.