Israele, boom di suicidi tra reduci di Gaza: il 78% dei casi nello Stato Ebraico nel 2024 riguarda soldati operativi nella Striscia

Un rapporto della Knesset indica che tra gennaio 2024 e luglio 2025, per ogni soldato che si è tolto la vita altri sette hanno tentato di farlo. Il dossier segnala un'impennata drammatica rispetto agli anni precedenti: il tasso di militari coinvolti, che prima oscillava tra il 42% e il 45% del totale, nel 2023 era sotto il 17%

C’è chi riesce a convivere con l’orrore vissuto a Gaza. Altri, invece, cedono: nel 2024 in Israele sono stati registrati 358 tentativi di suicidio, di cui 279 riguardavano soldati in servizio o di rientro da Gaza — il 78% del totale. Il genocidio perpetrato nella Striscia segna anche i soldati delle Idf.

Un rapporto del Centro di ricerca e informazione della Knesset indica che tra gennaio 2024 e luglio 2025, per ogni soldato che si è tolto la vita altri sette hanno tentato di farlo. Il dossier segnala un'impennata drammatica rispetto agli anni precedenti: il tasso di militari coinvolti, che prima oscillava tra il 42% e il 45% del totale, nel 2023 era sotto il 17%. Tra il 2017 e luglio 2025, sempre secondo la Knesset, i suicidi tra i soldati in servizio regolare o di riserva sono stati 124. Il rapporto esclude i veterani che si sono tolti la vita dopo aver completato il servizio.

Israele, boom di suicidi tra reduci di Gaza: il 78% dei casi nello Stato Ebraico nel 2024 riguarda soldati operativi nella Striscia

Nella scomposizione del fenomeno, il 68% dei casi riguardava coscritti, il 21% riservisti attivi e l’11% militari di carriera. Molti di questi suicidi probabilmente potevano essere evitati: solo il 17% dei soldati suicidi negli ultimi due anni aveva incontrato un ufficiale di salute mentale nei due mesi precedenti la morte. Gran parte dei dati provengono dal centro di salute mentale del Corpo medico dell’IDF, su richiesta del parlamentare di sinistra Hadash-Ta’al Ofer Cassif, noto per essere stato allontanato dall’emiciclo quando accusò il proprio Paese di genocidio a Gaza. «Non c’è niente di più prezioso della vita umana», ha dichiarato Cassif. «L’epidemia di suicidi, che probabilmente peggiorerà ora che la guerra è finita — ha osservato — richiede la creazione di sistemi di sostegno reali per i soldati e, soprattutto, la fine delle guerre e la realizzazione di una pace vera».

Le testimonianze raccolte sotto anonimato dall’organizzazione di reduci Breaking the Silence mirano non solo a denunciare abusi commessi sul campo, ma anche a rompere il silenzio sulla condizione dei veterani. Lo studio della Knesset collega l’aumento dei tentativi di suicidio alla massiccia mobilitazione dei riservisti dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023. Un’indagine militare interna dell’agosto scorso ha attribuito la maggior parte dei suicidi recenti a traumi psicologici causati dalla guerra: dispiegamenti prolungati in zone di combattimento, l’esposizione a scene strazianti e la perdita di compagni.

L’esercito ha annunciato l’intensificazione delle misure per affrontare i problemi di salute mentale nelle unità. Il 15 settembre il veterano Shlomi Damari, segnato dalle esperienze di guerra, è stato ascoltato in parlamento: «Ogni combattente delle IDF sa che se viene colpito da una pallottola alla gamba gli verrà applicato un laccio emostatico, ma quando una bomba esplode nell’anima, non c’è soluzione», ha detto. «Quando una squadra arriva per evacuare i morti, nessun addetto alla salute mentale arriva con loro — ha aggiunto —. Nessuno si avvicina ai soldati che hanno appena visto scene indescrivibili». Quelle ferite invisibili, ha sottolineato, sono «ferite reali» che lasciano incubi e ricordi indelebili.

Alcuni veterani descrivono se stessi come «bombe a orologeria», in un Paese dove le armi sono diffuse. «Guidi, guardi a destra e a sinistra e vedi edifici a più piani distrutti. Luoghi bruciati, tutto distrutto. È difficile immaginare la portata della distruzione», ha ricordato un altro reduce ascoltato da Breaking the Silence, che racconta di aver visto Gaza trasformarsi in polvere, anche per mano sua. «Nel corso di tre settimane ho visto lo spazio mutare da normale a un luogo in cui tutto fra le case è stato annientato. È stata, per me, una delle cose più difficili da vedere».