Gerusalemme paralizzata, la ribellione degli ultraortodossi spacca Israele: centinaia di migliaia di haredim in piazza contro la leva militare

La manifestazione di giovedì non è solo una protesta contro la leva militare: è il sintomo di una crisi identitaria e costituzionale che potrebbe ridefinire il significato stesso di cittadinanza israeliana

Circa 200.000 ebrei ultraortodossi hanno bloccato giovedì l'ingresso di Gerusalemme in quella che è stata definita la "marcia del milione", la più grande manifestazione degli haredim degli ultimi dieci anni. Non si tratta di una semplice protesta: è la drammatica espressione di una frattura che rischia di lacerare Israele dall'interno, mentre il Paese è ancora impegnato su sette fronti bellici.

La frattura più profonda non è al confine, ma nel cuore della società israeliana

870 arresti e una comunità in rivolta. La manifestazione è stata organizzata in risposta alla repressione dei renitenti alla leva ultraortodossi degli ultimi mesi, durante i quali ci sono stati oltre 870 arresti, pari appena al 7% dei 6.975 uomini haredim dichiarati disertori. Tra gli arrestati che hanno scatenato l'indignazione della comunità, Ariel Rosenzweig e Yisrael Taharani, entrambi studenti di yeshiva accusati di essersi sottratti alla chiamata alle armi. L'IDF nella scorsa estate ha inviato 54.000 ordini di leva ai cittadini haredim considerati idonei al servizio militare, di età compresa tra i 16 anni e mezzo e i 26 anni. Gli arresti non avverranno più solo nei quartieri ultraortodossi, ma strategicamente negli aeroporti, ai posti di blocco e lungo le principali arterie del Paese.

"Preferiscono morire che arruolarsi"

Molti manifestanti hanno dichiarato che i loro figli sono "preparati ad andare in prigione piuttosto che arruolarsi". Le scene alla stazione ferroviaria di Gerusalemme sono emblematiche della divisione: flussi di uomini haredimsalivano le scale mobili diretti alla protesta, mentre accanto a loro soldati dell'IDF in uniforme verde oliva scendevano verso i treni.

"Non può essere che nella Terra Santa prendano uno studente che studia la Torah e lo arrestino con le manette", ha dichiarato un manifestante. La protesta, pur presentata come un raduno di preghiera, ha visto centinaia di giovani scontrarsi con la polizia alla fine dell'evento, con l'uso di idranti e cariche di polizia montata. Tragicamente, un ventenne è morto dopo essere caduto da un edificio in costruzione durante la manifestazione, in quello che la polizia sta indagando come un possibile suicidio.

Una crisi costituzionale e politica

La questione della coscrizione degli ultraortodossi è diventata il principale rischio per la sopravvivenza del governo Netanyahu. La lotta sulla coscrizione degli uomini in età militare è diventata un punto di contesa negli ultimi due anni, da quando nel giugno 2023 è scaduta la clausola nella Legge per il Servizio di Sicurezza che garantiva l'esenzione generale dal servizio militare per gli studenti delle yeshivot ultraortodosse.

A luglio 2025, il partito ultraortodosso United Torah Judaism (UTJ) ha annunciato il ritiro dalla coalizione di governo a causa della disputa di lunga data sul servizio militare obbligatorio, lasciando Netanyahu con una risicata maggioranza di 61 seggi su 120 alla Knesset. I due partiti ultraortodossi erano parte essenziale della fragile coalizione di Netanyahu prima di lasciare durante l'estate per la rabbia sulla proposta di legislazione sulla leva militare.

Il peso insostenibile dell'ineguaglianza

Le forze di difesa israeliane e l'establishment della difesa hanno affermato che l'esercito ha bisogno di 12.000 soldati da combattimento aggiuntivi, a causa delle accresciute esigenze di sicurezza del Paese e delle morti e ferite di migliaia di soldati nei due anni dalla sanguinosa invasione della Striscia di Gaza.

Nel 2023, il gruppo haredim era composto da 1,3 milioni di persone, pari a circa il 13% della popolazione di Israele. Ogni anno, circa 13.000 ultraortodossi raggiungono l'età della leva, ma il 90% di loro non si arruola. Eppure, dei 19.000 ordini di leva inviati entro l'inizio di giugno 2025, solo circa il 5% si è presentato ai centri di reclutamento, e solo l'1,2% è stato effettivamente arruolato.

Una larga maggioranza del pubblico ebraico (71%) ritiene che una legislazione che esenti la maggior parte della comunità  ultraortodossa dal servizio nell'IDFridurrebbe la motivazione a servire in ruoli di combattimento. Per la prima volta nei sondaggi, gli israeliani, che hanno sempre ritenuto un dovere servire nell'esercito, iniziano a dire che appoggerebbero la decisione dei loro figli di obiezione al servizio di leva.

Le ragioni di un rifiuto

Per gli ultraortodossi, il servizio nell'esercito minaccia il proprio stile di vita. Esperti hanno descritto gli haredim come generalmente più devoti al loro stile di vita che al sionismo. Secondo analisti, "per loro, la sacralità della vita dovrebbe prevalere sulla sacralità della terra. Non si tratta di stabilirsi sul territorio. La cosa più importante è che gli ebrei rimangano in vita". L'esenzione dal servizio militare per gli ultraortodossi risale alla fondazione dello Stato di Israele nel 1948, quando il Primo Ministro David Ben-Gurion concesse l'esenzione a poche centinaia di studenti di yeshiva per preservare la cultura ebraica dopo l'Olocausto. Ma quella che era una piccola eccezione è diventata un sistema che oggi coinvolge decine di migliaia di uomini.

Una società al punto di rottura

La manifestazione di giovedì rappresenta una battaglia simbolica: da un lato la tradizione millenaria ebraica e la fedeltà allo studio della Torah, dall'altro le esigenze di sicurezza di uno Stato in guerra e il principio di uguaglianza nel condividere i pesi della difesa nazionale. Le immagini della protesta mostrano una società israeliana profondamente divisa. Centinaia di riservisti dell'IDF hanno organizzato una contromanifestazione nelle vicinanze, sventolando bandiere israeliane e chiedendo un servizio uguale per tutti gli israeliani.

Netanyahu si trova intrappolato tra forze contrapposte: da un lato i partiti ultraortodossi che minacciano di far cadere il governo se viene approvata una legge sulla coscrizione, dall'altro la pressione di una società esausta, dopo due anni di feroce aggressione armata del popolo palestinese di Gaza, che non accetta più privilegi per una minoranza in costante crescita demografica.

La vera domanda non è più se gli ultraortodossi saranno arruolati, ma se la società israeliana può sopravvivere a questa frattura interna mentre combatte nemici esterni. Come ha affermato Idit Shafran Gittleman, ricercatrice senior presso l'Institute for National Security Studies (INSS) di Tel Aviv, "questo divario non può più esistere". Ma trovare una soluzione che rispetti sia le convinzioni religiose degli haredim sia il principio di uguaglianza davanti alla legge sembra oggi più difficile che mai.

La manifestazione di giovedì non è solo una protesta contro la leva militare: è il sintomo di una crisi identitaria e costituzionale che potrebbe ridefinire il significato stesso di cittadinanza israeliana.

Di Eugenio Cardi