Israele, indagine Idf interna rivela: "Notte prima del 7 ottobre individuati 5 segnali di allarme per un attacco di Hamas, ma deciso di ignorarli"
Nella notte tra il 6 e il 7 ottobre, i militari israeliani avevano registrato almeno cinque anomalie nell’attività di Hamas. Tra queste, l’attivazione di schede SIM israeliane nelle mani dei terroristi Nukhba e altri quattro indicatori che restano tuttora classificati.
Secondo un’indagine militare sul processo decisionale adottato dai vertici delle Forze di difesa israeliane (IDF) alla vigilia dell’attacco del 7 ottobre 2023, l’esercito israeliano avrebbe individuato cinque segnali di un’attività insolita di Hamas la notte precedente, ma li avrebbe ritenuti non sufficienti a indicare un attacco imminente.
L’inchiesta, condotta all’interno delle stesse IDF, ha rilevato che la condotta, le decisioni e le informazioni disponibili “si basavano sul risultato di anni di errate valutazioni su Hamas”. Proprio per questo, “i funzionari dell’intelligence a tutti i livelli non sono riusciti a fornire un avvertimento su ciò che sarebbe accaduto”.
L’attacco di Hamas del 7 ottobre ha provocato oltre 1.200 morti in Israele e il rapimento di 251 persone.
Israele, indagine Idf interna rivela: "Notte prima del 7 ottobre individuati 5 segnali di allarme per un attacco di Hamas, ma deciso di ignorarli"
Nella notte tra il 6 e il 7 ottobre, i militari israeliani avevano registrato almeno cinque anomalie nell’attività di Hamas. Tra queste, l’attivazione di schede SIM israeliane nelle mani dei terroristi Nukhba e altri quattro indicatori che restano tuttora classificati.
Ciascuno di questi elementi, spiegano i militari, “non indicava nulla di significativo” se considerato singolarmente, poiché episodi simili si erano già verificati in passato. Tuttavia, l’accumulo di segnali appariva anomalo, tanto che durante la notte gli ufficiali dell’intelligence effettuarono numerosi controlli per confermare o smentire l’ipotesi di un attacco.
Alcuni di questi controlli portarono all’archiviazione dei segnali, altri rimasero aperti, ma “nessun agente ha interpretato i cartelli come qualcosa che potesse accadere imminentemente”.
Secondo l’inchiesta, in quelle ore avrebbero potuto essere utilizzate ulteriori informazioni di intelligence per ampliare il quadro informativo già disponibile, ma non tutte le notizie giunsero agli alti ufficiali.
Gli investigatori sottolineano che se i vertici avessero avuto una visione completa della situazione, probabilmente avrebbero “deciso di aumentare il livello di allerta per un attacco mirato di Hamas, ma non per una guerra su larga scala”.
L’indagine individua diverse cause della mancata reazione immediata. Tra queste, la convinzione diffusa che Israele stesse vivendo un periodo di relativa calma con Hamas a Gaza, e che il gruppo si concentrasse su attacchi in Cisgiordania; l’assenza di una riunione formale di valutazione dell’intelligence; la mancata coordinazione tra le diverse unità e una cultura del lavoro “troppo concentrata sui sistemi di comunicazione avanzati, più che sulla raccolta di informazioni dirette”.
Inoltre, la percezione che i segnali non indicassero un rischio immediato portò a rimandare le valutazioni alle prime ore del mattino, anziché agire subito. Non furono intraprese misure urgenti anche per evitare di “bruciare” fonti di intelligence preziose nella Striscia di Gaza.
Alle 21:00 del 6 ottobre, l’agenzia di sicurezza Shin Bet rilevò l’attivazione di alcune schede SIM israeliane in mano a militanti Nukhba. Il fenomeno non era inedito: secondo l’indagine, simili attivazioni si verificavano “almeno dieci volte l’anno”, anche se raramente in numero così elevato.
Gli ufficiali dello Shin Bet informarono la Divisione di Gaza e il Comando Sud tramite un gruppo WhatsApp.
Alle 21:30, i capi delle due divisioni – il generale Avi Rosenfeld e il maggiore generale Yaron Finkelman – vennero informati.
Alle 23:30, fu rilevata una nuova attività di Hamas, poi archiviata come non minacciosa; a mezzanotte, un ulteriore segnale fu interpretato nello stesso modo.
Tra le 2:30 e le 3:00, arrivarono altre informazioni, ma i funzionari conclusero che si trattava “probabilmente di un’esercitazione”.
Nel frattempo, l’ufficio del capo di Stato maggiore Herzi Halevi rimase in contatto con lo Shin Bet.
Alle 3:20, Halevi – che si trovava a casa – fu aggiornato e scrisse su un foglio una frase che oggi appare profetica: “Non convincetevi che non sia niente”.
Poco dopo, il maggiore generale Finkelman tenne una valutazione con gli ufficiali dell’intelligence del Comando Sud, della Divisione di Gaza e dello Shin Bet. Tutti concordarono sul fatto che “qualunque cosa stesse accadendo non era imminente” e che Hamas stesse conducendo la sua normale attività.
Durante la riunione furono prese in considerazione tre ipotesi:
Hamas stava effettuando un’esercitazione;
il gruppo si stava preparando a un attacco preventivo israeliano, dopo i recenti attentati in Cisgiordania;
Hamas pianificava un attacco limitato, con “l’infiltrazione di 70 terroristi Nukhba da 2 a 8 località lungo il confine”.
Dopo la chiamata, Finkelman – d’intesa con lo Shin Bet – ordinò l’invio al confine di Gaza di una squadra antiterrorismo d’élite “Tequila”, composta da agenti dello Shin Bet e dell’unità speciale Yamam.
Tra le 4 e le 5 del mattino, proseguirono le comunicazioni tra il Comando meridionale e l’Aeronautica militare israeliana per intensificare la sorveglianza su Gaza e posizionare un elicottero più vicino alla Striscia.
Durante una chiamata, Halevi discusse con i generali Finkelman e Oded Basiuk, ma fu rassicurato: secondo gli ufficiali dell’intelligence, “la potenziale minaccia non era imminente”.
Lo stesso Halevi chiese comunque di “intensificare la sorveglianza su Hamas” e di programmare una nuova valutazione alle 8:30 del mattino, o prima, se fossero giunte nuove informazioni.
Il generale Aharon Haliva, capo dell’intelligence militare, non partecipò alla chiamata, ma in seguito affermò: “Se fossi stato presente, avrei solo rafforzato quanto ti avevano detto gli altri”.
Alle 5:30, il capo dell’Aeronautica, Tomer Bar, fu aggiornato. Il comandante della Marina, David Saar Salama, no.
Le chiamate e le valutazioni continuarono fino alle 6:29 del mattino, quando Hamas lanciò l'attacco.