Zelensky in cortocircuito: "Usare beni congelati russi per comprare armi contro russi", ma il Belgio frena e chiede "più garanzie", Ue blocca l'accordo contro Russia
Nonostante le pressioni di Zelensky di voler acquistare armi contro Mosca usando gli asset di Mosca, e dunque propendendo per il solito fronte belligerante, il Consiglio europeo frena, contro ogni previsione, l'accordo, rinviandolo al prossimo 18 dicembre
Niente asset russi per Zelensky. Almeno per il momento. L'accordo che ha tenuto impegnato ieri, 23 ottobre, il Consiglio europeo per decidere sull'utilizzo dei beni congelati russi per finanziare il prestito a sostegno di Kiev, si è risolto con un nulla di fatto. Sicché l'accordo contro la Russia è stato slittato a dicembre.
Zelensky in cortocircuito: "Usare beni congelati russi per comprare armi contro russi", ma il Belgio frena e chiede "più garanzie", Ue blocca l'accordo contro Russia
Appena poche ore prima, il premier ucraino Volodymyr Zelensky ripeteva, sicuro di vincere, le pretese di Kiev agli Stati membri dell'Ue, con un mirabile cortocircuito "punitivo": "Dobbiamo utilizzare i beni congelati russi contro i russi". Obiettivo? "Far capire alla Russia di stare pagando per la propria guerra". E dunque Zelensky, alla vigilia del vertice dei volenterosi di oggi, aveva scalpitato a pieni polmoni invitando l'Ue ad agire il prima possibile: "Questi ingenti fondi possono sostenere la resilienza dell'Ucraina e contribuire al vostro sviluppo (...) i beni russi devono essere utilizzati appieno per difenderci dall'aggressione russa". Ma né l'insistenza per un'offensiva contro il "nemico inesistente", né la promessa di "acquistare armi europee" ha convinto fino in fondo gli Stati membri, che ieri hanno operato un imprevisto colpo di coda: nessun accordo nell'immediato. Quasi tutti i Paesi (Ungheria in testa e Italia inclusa) avevano infatti sollevato non poche perplessità su un meccanismo più rischioso di quanto sembri.
Ma lo stop più determinante è arrivato proprio dal Belgio, Paese fondamentale dell'accordo perché detentore, con la finanziaria Euroclear, del 90% degli asset russi congelati, per una cifra da capogiro che si attesta intorno ai 180-185 miliardi. I restanti sono divisi: Regno Unito, Francia, Germania, Usa, Giappone e Svizzera. A fare i conti sul tavolo del Consiglio europeo è stato proprio Bart De Wever, primo ministro belga, che al suo arrivo al vertice Ue ha imposto "tre condizioni ragionevoli", ovvero: "la mutualizzazione del rischio, garanzie che ogni Stato membro contribuisca a eventuali rimborsi, nonché l'utilizzo di tutti gli asset russi immobilizzati, non solo quelli belgi". Patti chiari: "Se queste tre richieste (...) saranno soddisfatte, allora potremo andare avanti. In caso contrario, farò tutto ciò che è in mio potere a livello europeo, anche a livello nazionale, politicamente e giuridicamente, per fermare questa decisione".
Dietro l'angolo, per De Wever, la paura di ritorsioni russe direttamente contro il suo Paese che - ripetiamo - attraverso la società finanziaria Euroclear con sede a Bruxelles, detiene la quasi totalità di tali asset. In caso di contenzioso infatti, sarebbe il Belgio a dover ripagare la cifra, esistendo già un accordo bilaterale russo-belga di protezione degli investimenti. "Le conseguenze non possono riguardare solo il Belgio - ha incalzato giustamente De Wever, richiamando quello spirito di cooperazione europea ormai lontano. "Ogni Paese che ha immobilizzato beni si muova insieme a noi, perché noi siamo gli unici, Euroclear è l'unica istituzione finanziaria che offre extra-profitti all'Ucraina. Sappiamo che ci sono ingenti somme di denaro russo in altri Paesi che sono sempre stati silenziosi al riguardo. Se ci muoviamo, dobbiamo farlo tutti insieme. Questa è la solidarietà europea". L'ottimismo iniziale di Zelensky è dunque caduto a fronte di un brusco dietro front europeo, che però ha invitato la Commissione "a presentare, il prima possibile, proposte di sostegno finanziario basate su una valutazione delle necessità dell'Ucraina".
Dunque: questione asset russi bloccata nel breve-medio termine, ma su cui la Commissione si riserva di presentare un testo legale in vista del prossimo vertice del 18 dicembre. Ma, sull'altra sponda, l'aiuto bellico a Kiev non si nega del tutto. "Il Consiglio europeo - si legge nel paragrafo 8 delle conclusioni - si impegna a far fronte alle urgenti esigenze finanziarie dell'Ucraina per il periodo 2026-2027, anche per i suoi sforzi militari e di difesa".