“Gaza Riviera”, Anp tende la mano a Trump e Blair, Hussein al-Sheikh: “Pronti a collaborare con loro nel progetto per ricostruzione”

Il piano di Trump in 20 punti prevede che l’Anp assuma il controllo amministrativo di Gaza solo dopo aver completato un pacchetto di riforme politiche e istituzionali. Nella fase iniziale, la gestione dovrebbe essere affidata a un comitato tecnico palestinese, supervisionato da un organismo internazionale presieduto proprio da Trump e Blair

L’Autorità nazionale palestinese (Anp) tende la mano e apre alla collaborazione con il presidente americano Donald Trump e con l’ex premier britannico Tony Blair nel piano internazionale per la ricostruzione della Striscia di Gaza. “Siamo pronti a collaborare con loro nello sforzo di consolidare il cessate il fuoco, l’invio di aiuti e l’avvio della ricostruzione”, ha dichiarato Hussein al-Sheikh, vice capo dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina, in un messaggio diffuso su X dopo l’incontro con Blair in Giordania.

“Gaza Riviera”, Anp tende la mano a Trump e Blair, Hussein al-Sheikh: “Pronti a collaborare con loro nel progetto per ricostruzione”

Secondo fonti diplomatiche, l’iniziativa – ribattezzata informalmente “Gaza Riviera” – mira a trasformare la Striscia in un’area stabile e autosufficiente dopo oltre un anno di devastazioni. Il piano di Trump in 20 punti prevede che l’Anp assuma il controllo amministrativo di Gaza solo dopo aver completato un pacchetto di riforme politiche e istituzionali. Nella fase iniziale, la gestione dovrebbe essere affidata a un comitato tecnico palestinese, supervisionato da un organismo internazionale presieduto proprio da Trump e Blair.

Il progetto, articolato in venti punti, punta a creare un “Board of Peace” guidato dai 2 leader occidentali, un comitato palestinese “tecnocratico e apolitico” per la gestione quotidiana e un processo di disarmo graduale di Hamas, accompagnato da un’amnistia per chi deporrà le armi. È inoltre previsto il ritiro “progressivo” delle truppe israeliane, pur mantenendo una “zona cuscinetto” permanente lungo il perimetro della Striscia. Nel documento si sottolinea che non vi sarà “né occupazione né annessione formale di Gaza”.

Le sfide restano imponenti: si stimano oltre 50 milioni di tonnellate di macerie da rimuovere, il 70% degli edifici scolastici danneggiato e più di 658.000 bambini privati dell’istruzione da oltre 18 mesi. Più della metà dei siti religiosi e culturali è stata distrutta, mentre dal 7 ottobre 2023 sarebbero morti oltre 61.000 palestinesi, quasi la metà minori. La ricostruzione, secondo gli esperti, potrebbe richiedere decenni.

L’Egitto, dal canto suo, ha avanzato una proposta parallela da 53 miliardi di dollari per rinnovare completamente la Striscia con abitazioni sostenibili, infrastrutture energetiche rinnovabili, un nuovo aeroporto e un porto commerciale.

Non mancano infine le polemiche sulla figura di Tony Blair, già criticato per il suo ruolo nell’invasione dell’Iraq del 2003 insieme a George W. Bush. Il Rapporto Chilcot del 2016 aveva stabilito che l’azione militare “non era l’ultima risorsa” e che Blair presentò prove “con un grado di certezza assolutamente ingiustificato”.