Gaza City, anche Croce Rossa sospende temporaneamente attività, portavoce: "Tank a pochi metri da noi, non operiamo in sicurezza"

La Croce Rossa lascia Gaza City per motivi di sicurezza. Decine di migliaia di civili restano intrappolati sotto assedio, senza vie di fuga né assistenza

Dopo Medici Senza Frontiere, anche la Croce Rossa Internazionale ha deciso di sospendere temporaneamente le sue attività a Gaza City, ritenendo "troppo pericoloso" un proseguo delle sue operazioni. I portavoce hanno infatti sottolineato che i bombardamenti da parte dell'Idf continuano giorno e notte e che a "pochi metri" dalle loro postazioni ci sono i tank israeliani.

Gaza City, anche Croce Rossa sospende temporaneamente attività, portavoce: "Tank a pochi metri da noi, non operiamo in sicurezza"

La Croce Rossa Internazionale ha annunciato la sospensione temporanea delle proprie attività a Gaza City, dopo settimane di bombardamenti incessanti e l’intensificarsi delle operazioni militari israeliane. Una decisione dolorosa ma inevitabile, motivata dall’impossibilità di garantire la sicurezza degli operatori e la continuità delle missioni umanitarie in una città ormai trasformata in una trappola mortale per i civili.

Il ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, ha definito questi giorni “l’ultima possibilità per i residenti di lasciare Gaza City”, annunciando il completamento del corridoio di Netzarim che taglia la Striscia da est a ovest, dividendo il nord dal sud. In questo modo, l’accerchiamento attorno a Gaza City si stringe ulteriormente, riducendo le vie di fuga e costringendo la popolazione a passare sotto il controllo militare israeliano.

Per la Croce Rossa, presente a Gaza City da decenni, la scelta di spostare il proprio personale a sud non significa abbandono, ma un atto di sopravvivenza. “La mobilità e la capacità di raggiungere in sicurezza la popolazione civile sono state gravemente limitate”, si legge nella nota ufficiale. L’organizzazione ha ribadito l’impegno a tornare non appena le condizioni lo permetteranno, mantenendo operative le sedi di Deir al-Balah e Rafah.

Intanto, la chiusura della strada costiera Rashid verso nord a partire dal 1° ottobre rappresenta un ulteriore colpo alla libertà di movimento dei palestinesi. Solo l’evacuazione verso sud resta possibile, mentre l’ingresso e il ritorno in città vengono di fatto proibiti. Secondo le stime israeliane, oltre 800 mila persone hanno già abbandonato Gaza City, ma decine di migliaia restano intrappolate sotto i bombardamenti, senza acqua, cibo e assistenza medica.