Gaza, blocco del contante da parte di Israele: banconote introvabili e commissioni fino al 40% "affamano famiglie palestinesi"
Il blocco del denaro contante e il rifiuto delle banconote logore trasformano lo shekel in strumento di guerra, lasciando i palestinesi senza cibo né dignità
Israele ha bloccato completamente il flusso di shekel contanti verso Gaza, che non avendo una propria moneta palestinese, utilizza a sua volta lo shekel di Tel Aviv. Il risultato? Banconote introvabili e commissioni fino al 40% da parte di "broker" israeliani, che contribuiscono ad affamare sempre di più le famiglie palestinesi.
Gaza, blocco del contante da parte di Israele: banconote introvabili e commissioni fino al 40% "affamano famiglie palestinesi"
Oggi anche la moneta è un’arma. Lo shekel israeliano, unica valuta circolante nella Striscia, è diventato introvabile. Israele ha smesso di inviare banconote nuove, e i commercianti rifiutano quelle logore, ridotte a brandelli dopo anni di utilizzo. Per i palestinesi significa un ulteriore passo verso la fame.
Un reel diffuso da un account social palestinese mostra la quotidianità di un giovane che deve rivolgersi a un intermediario, pagando fino al 40% di commissioni, pur di avere denaro contante per acquistare olio, farina o zucchero. È la conferma di quanto già documentato da Euronews: il contante a Gaza è raro quanto cibo, carburante e medicine. “Se ho bisogno di 60 dollari, devo trasferirne 100”, racconta un padre di famiglia.
I prezzi, nel frattempo, hanno superato ogni logica: un chilo di zucchero costa fino a 100 dollari, un litro di benzina 25. La Banca Mondiale registra un’inflazione del 230% solo nell’ultimo anno. L’80% della popolazione è disoccupata e chi ha uno stipendio lo riceve via bonifico, ma senza contanti non può comprare nemmeno una bottiglia d’acqua.
Il sistema digitale introdotto dall’Autorità Monetaria Palestinese, Iburaq, è boicottato: i commercianti vogliono solo contante. Nel frattempo proliferano mafie del denaro, che speculano anche sugli aiuti umanitari. Dei 40mila tonnellate entrati tra maggio e luglio, meno di un decimo ha raggiunto davvero le famiglie.
Israele giustifica la stretta sullo shekel come misura per impedire a Hamas di pagare i miliziani. Ma la realtà è che a morire sono i civili, costretti a vendere i propri beni e a sopravvivere tra fame e umiliazione.
A Gaza non c’è solo una guerra fatta di bombe: c’è una guerra invisibile, che passa dal denaro e priva le persone di dignità. Anche lo shekel, oggi, è un’arma per affamare un popolo.