"Gaza Riviera", il piano Trump che sconvolge il mondo: un documento riservato di 38 pagine svela i dettagli del "GREAT Trust"

Il documento riservato di 38 pagine, rivelato dal Washington Post e dal Giornale d'Italia il 31 agosto 2025, ha svelato i dettagli di quello che viene chiamato "Gaza Reconstitution, Economic Acceleration and Transformation Trust" (GREAT Trust)

Sconvolgente documento riservato di 38 pagine, rivelato dal Washington Post e dal Giornale d'Italia il 31 agosto 2025, ha svelato i dettagli di quello che viene chiamato "GREAT Trust". Quello che emerge dalla documentazione ufficiale è un progetto che va ben oltre le dichiarazioni pubbliche di Trump, delineando una strategia di trasformazione radicale costruita letteralmente sui cadaveri della guerra.

 "GREAT Trust": Un Progetto da 324 Miliardi per Spopolare Gaza

L'annuncio shock: Il 4 febbraio 2025, durante una conferenza stampa alla Casa Bianca con il primo ministro israeliano Benjamin NetanyahuDonald Trump ha sconvolto la comunità internazionale con un annuncio senza precedenti: "Gli Stati Uniti si prenderanno il controllo della Striscia di Gaza, la possiederemo e saremo responsabili dello smantellamento di tutte le bombe inesplose e delle altre armi pericolose sul sito. Livellare il sito, sbarazzarsi degli edifici distrutti, livellarlo e creare uno sviluppo economico che fornirà numeri illimitati di posti di lavoro e alloggi per la gente della zona".

Il Presidente americano ha definito questo progetto la "Riviera del Medio Oriente", proponendo di trasformare Gaza devastata dalla guerra in una destinazione turistica di lusso e un hub tecnologico avanzato.

Il documento "GREAT Trust": i dettagli scioccanti

Il piano prevederebbe rendimenti di investimento di quattro volte superiori ai 100 miliardi di dollari investiti nell'arco di dieci anni. Una speculazione perfetta, nel suo bieco cinismo e nella sua disumanità, come emerge chiaramente dal prospetto, che trasforma la devastazione in opportunità di profitto. Il piano cinicamente prevederebbe:

  • Spopolamento "volontario": ricollocamento temporaneo di oltre 2 milioni di palestinesi, compenso di 5.000 dollari in contanti a ogni palestinese che accetta di lasciare Gaza, sussidi per l'affitto per quattro anni e un anno di cibo. Il modello finanziario assume un tasso di ricollocamento "volontario" del 25% tra i gazawi
  • Token digitali per la terra: I proprietari di terreni riceverebbero un token digitale dal trust in cambio dei diritti di sviluppo della loro proprietà. I token potrebbero finanziare nuove vite altrove o essere riscattati per appartamenti di 75.000 dollari ciascuno in sei-otto "città intelligenti" pianificate e alimentate dall'IA all'interno di Gaza
  • Il 30% dei terreni di Gaza già "pubblici" apparterrebbe immediatamente al trust.

La Matematica della Deportazione

  • Il documento calcola cinicamente che ogni palestinese deportato farebbe "risparmiare" al trust circa 23.000 dollari rispetto ai costi di alloggio temporaneo e servizi di base per chi rimane
  • Si prevede che 375.000 palestinesi (il 18,7% della popolazione totale) sceglieranno di lasciare permanentemente Gaza durante la ricostruzione.

 L'incontro del 27 Agosto: i protagonisti della speculazione

Il 27 agosto 2025, Trump ha tenuto un incontro alla Casa Bianca per discutere le idee per porre fine alla guerra e pianificare il periodo post-bellico. Tra i partecipanti: il Segretario di Stato Marco Rubio, l'inviato speciale presidenziale Steve Witkoff, l'ex primo ministro britannico Tony Blair (le cui opinioni sul futuro di Gaza sono state richieste dall'amministrazione Trump) e il genero di Trump Jared Kushner (ebreo ortodosso e costruttore miliardario), che ha gestito gran parte delle iniziative del primo mandato presidenziale in Medio Oriente e che ha estesi interessi privati nella regione.

"È un piano molto completo che stiamo mettendo insieme per il giorno dopo (a Gaza)", ha dichiarato Witkoff a Fox News. "Molte persone vedranno quanto sia robusto e quanto sia ben intenzionato, e come rifletta i motivi umanitari del Presidente Trump". Parole che suonano a dir poco grottesche, crudeli e spietate se confrontate con la realtà di un progetto che calcola i profitti sulla base dello spopolamento forzato.

I "Mega Progetti"

Il piano includerebbe dieci cosiddetti "Mega Progetti" che coinvolgerebbero le più grandi aziende tecnologiche mondiali:

  • Centri per l'industria privata con aziende di grosso calibro molto note al grande pubblico
  • Fabbriche di veicoli elettrici, data center, resort sulla spiaggia e appartamenti ad alta quota
  • "MBS Ring" (autostrada intitolata al principe ereditario saudita Mohammed bin Salman)
  • "MBZ Central" (autostrada intitolata al Presidente degli EmiratiMohamed bin Zayed)
  • "Gaza Trump Riviera & Islands", descritto come un "resort di livello mondiale lungo la costa e su piccole isole artificiali simili alle Palm Islands di Dubai"

- Controllo americano:

  • Gli Stati Uniti manterrebbero il pieno controllo dell'enclave per almeno un decennio
  • Trasferimento graduale dei compiti di controllo alla polizia locale da "società militari private occidentali"
  • Il piano non richiederebbe finanziamenti del governo degli Stati Unitie potrebbe fornire rendimenti sostanziali per gli investitori privati
  • Si stima un ritorno di quasi quattro volte su un investimento di 100 miliardi di dollari in 10 anni con flussi di entrate continui
  • L'indignazione Internazionale

La reazione internazionale è stata immediata e durissima:

  • Nazioni Unite: il Segretario Generale António Guterres ha dichiarato che il piano rischia la "pulizia etnica"
  • Arabia Saudita: "Il Regno dell'Arabia Saudita ribadisce il suo fermo rifiuto di qualsiasi violazione dei diritti legittimi del popolo palestinese" ed ha inoltre chiarito che la normalizzazione con Israele è possibile solo con l'istituzione di uno stato palestinese
  • Egitto e Giordania: hanno respinto categoricamente il piano nonostante le minacce americane di ritirare il supporto finanziario
  • Il Presidente egiziano Abdul Fattah al-Sisi ha cancellato una visita programmata a Washington per evitare di discutere la proposta controversa e ampiamente scandalosa
  • Unione Europea: il Presidente del Consiglio UE Antonio Costa ha dichiarato che la decisione israeliana "deve avere conseguenze per le relazioni UE-Israele" (francamente è quel che credo anche io, basta con la squallida e iniqua politica europea dei "due pesi e due misure" nei confronti di Russia e Israele, cosa sulla quale ho già ampiamente scritto per Il Giornale d'Italia: https://www.ilgiornaleditalia.it/news/sport/727265/meeting-di-rimini-abodi-si-esprime-contro-l-esclusione-di-israele-da-competizioni-sportive-e-giustifica-quella-dei-russi-due-pesi-e-due-misure.html).
  • L'International Bar Association (la principale organizzazione mondiale di professionisti legali internazionali, ordini forensi e società di legge, fondata nel 1947 per promuovere e proteggere lo stato di diritto nel mondo) ha definito il piano "assolutamente contrario al diritto internazionale. È manifestamente illegale invadere e annettere territorio straniero con la forza, deportare forzatamente la sua popolazione e privare il popolo palestinese del suo diritto inalienabile all'autodeterminazione".

 La risposta araba: il piano egiziano da 53 miliardi

Per contrastare il piano Trump, i leader arabi hanno adottato un piano di ricostruzione egiziano da 53 miliardi di dollari che eviterebbe di spostare i palestinesi dall'enclave. Il piano alternativo:

  • Ricostruirebbe Gaza in meno di sei anni senza spostare i palestinesi
  • Include immagini generate dall'IA che mostrano moderni complessi residenziali e strade cittadine trafficate
  • Delinea piani per destinazioni turistiche, inclusi resort.

Tuttavia, sia Stati Uniti che Israele hanno respinto il piano arabo, con la Casa Bianca che ha dichiarato che non "affronta la realtà che Gaza è attualmente inabitabile".

Evito commenti superflui su tale ultima dichiarazione che, credo, potrete comprendere comunque senza che io sia costretto a estrinsecarli. 

La cruda realtà sul campo

Secondo le Nazioni Unite, più di 1.000 persone sono state uccise cercando di ricevere aiuti a Gaza da quando la Gaza Humanitarian Foundation ha iniziato ad operare nel maggio 2025, la maggior parte di loro colpite dalle forze israeliane che operavano vicino ai siti GHF. Un rapporto rilasciato all'inizio di agosto dal monitor globale della fame, Integrated Food Security Phase Classification (IPC), ha dichiarato che circa 514.000 persone - quasi un quarto della popolazione di Gaza - stanno affrontando condizioni di carestia nella città di Gaza e nelle aree circostanti. Questi dati agghiaccianti forniscono il contesto reale in cui si inserisce il progetto "GREAT Trust": una popolazione affamata, sotto assedio, che dovrebbe "volontariamente" accettare 5.000 dollari per abbandonare per sempre la propria terra.

La dimensione storica: una seconda Nakba

La gente della regione ricorda ancora fin troppo bene la "Nakba", o catastrofe, del 1948, in cui circa la metà dei palestinesi che risiedevano nella Palestina Mandataria furono costretti a lasciare le loro case e non poterono mai più tornare (così come ampiamente descritto e raccontato nel mio libro "Il fornaio libanese"). La storia dimostra chiaramente che quando i palestinesi son stati costretti a lasciare forzatamente le loro case, di cui molti conservano ancora la chiave di ingresso, non sono mai stati in grado di poter far ritorno (per via del violento ostracismo dello Stato occupante di Israele ampiamente supportato dagli Stati Uniti), nonostante le ripetute Risoluzioni del Consiglio di Sicurezza e dell'Assemblea Generale dell'ONU che affermano il loro diritto a farlo.

Concludo questo mio articolo riportando le parole di Fawaz Gerges, esperto veterano del Medio Oriente e docente alla London School of Economics, che ha definito questo piano "l'idea più folle che qualsiasi Presidente americano abbia mai proposto nella storia moderna degli Stati Uniti".

Il piano "Riviera di Gaza" rappresenta il punto più basso,  scandaloso e disumano nella politica americana in Medio Oriente, proponendo quello che molti considerano un progetto di pulizia etnica mascherato da sviluppo economico. Con un investimento stimato di 100 miliardi di dollari e rendimenti previsti di quattro volte nell'arco di dieci anni, il progetto solleva questioni fondamentali sui diritti umani, il diritto internazionale e il futuro dei palestinesi.

Il documento "GREAT Trust" non è solo un piano urbanistico o economico: è la codificazione burocratica di una strategia di spopolamento che utilizza il linguaggio tecnico degli investimenti per mascherare quello che, a tutti gli effetti, costituisce un progetto di pulizia etnica. Una città avveniristica per una "bella speculazione", come scrive il Washington Post. Perfetta. Edificata sui cadaveri.

Di Eugenio Cardi