Usa, giudice federale della Florida ordina chiusura parziale di Alligator Alcatraz entro due mesi, lo Stato annuncia ricorso
Il carcere per immigrati irregolari era stato fatto costruire da Trump in mezzo ad una palude, "rischi anche per l'ecosistema e l'habitat locale"
La giudice federale della Florida Kathleen Williams ha imposto ieri, 21 agosto, la chiusura parziale del centro per immigrati irregolari "Alligator Alcatraz" vietando allo Stato il trasferimento di nuovi detenuti. L'ordine è stato imposto al governo federale e al governatore dello Stato della Florida Ron DeSantis e dovrà essere rispettato entro i 60 giorni successivi. Sempre entro 60 giorni, l'amministrazione trumpiana dovrà spostare i detenuti presenti e "rimuovere tutti i generatori, il gas, le fognature e altri rifiuti e contenitori per rifiuti installati a supporto di questo progetto", nonché recinzioni temporanee per consentire alla tribù Miccosukee l’accesso alla zona come prima della costruzione del campo. Tuttavia, lo stato della Florida ha già annunciato ricorso, ed è probabile che la sentenza venga sospesa fino alla fine del processo, permettendo quindi alla struttura di continuare a funzionare.
Usa, giudice federale della Florida ordina chiusura parziale di Alligator Alcatraz entro due mesi, lo Stato annuncia ricorso
Da una giudice federale della Florida è arrivato l'ordine di chiusura parziale di Alligator Alcatraz, il centro per immigrati irregolari inaugurato due mesi fa. Il carcere è stato costruito sulla zona di un vecchio aeroporto nella regione paludosa delle Everglades (Florida) e vari gruppi ambientalisti e di nativi autoctoni si sono recentemente mobilitati per denunciare le presunte ripercussioni sull'ecosistema e i danni su flora e fauna locali.
Appena due settimane fa la giudice Williams aveva temporaneamente sospeso i lavori di ampliamento del centro detentivo per 14 giorni, al fine di esaminare la causa degli stessi ambientalisti. Anche due italiani sono recentemente stati trasferiti ad Alligator Alcatraz, si tratta di Fernando Eduardo Artese e Gaetano Cateno Mirabella Costa. Uno di loro due aveva rivelato: "Questo è un campo di concentramento. Ci trattano da criminali, allo scopo di umiliarci".