Usa, nuove sanzioni a 4 giudici Corte Penale Internazionale che hanno emesso mandato d'arresto per Netanyahu, CPI: "Ne risentono le vittime"
Gli USA puniscono la Corte Penale Internazionale per le indagini su Israele: nel mirino i giudici Kimberly Prost e Nicolas Guillou e i procuratori aggiunti Nazhat Shameem Khan e Mame Mandiaye Niang
Gli Stati Uniti hanno comminato nuove pesanti sanzioni a quattro giudici della Corte Penale Internazionale, che mesi fa emisero mandati d'arresto per Netanyahu e per altri leader del governo israeliano, denunciando il genocidio di Gaza. La Corte ha risposto alle provocazioni americane, sottolineando che saranno "le vittime" a risentirne maggiormente.
Usa, nuove sanzioni a 4 giudici Corte Penale Internazionale che hanno emesso mandato d'arresto per Netanyahu, CPI: "Ne risentono le vittime"
Gli Stati Uniti hanno annunciato nuove sanzioni contro quattro alti funzionari della Corte penale internazionale (CPI), rafforzando la loro campagna contro l’istituzione giudiziaria che indaga sui crimini commessi in Palestina e in Afghanistan. Il segretario di Stato Marco Rubio ha definito la Corte "una minaccia alla sicurezza nazionale", accusandola di portare avanti indagini politicamente motivate contro Washington e Tel Aviv.
Le misure colpiscono la giudice canadese Kimberly Prost, il francese Nicolas Guillou, e i procuratori aggiunti Nazhat Shameem Khan (Figi) e Mame Mandiaye Niang (Senegal). Per loro scatterà il divieto di ingresso negli Stati Uniti e il congelamento di eventuali beni sul territorio americano, come successo a Francesca Albanese.
Il bersaglio reale, però, è il mandato d’arresto emesso dal tribunale dell’Aia contro il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu per i crimini commessi a Gaza. Guillou è stato direttamente coinvolto nelle procedure che hanno portato al mandato, mentre Prost aveva seguito in passato il fascicolo sulle violenze dell’esercito statunitense in Afghanistan.
La CPI ha reagito con fermezza, parlando di "flagrante attacco all’indipendenza di un’istituzione imparziale" e denunciando un affronto "a milioni di vittime innocenti in tutto il mondo". Anche la presidenza dell’Assemblea degli Stati parte dello Statuto di Roma ha ribadito che la Corte rimarrà "un pilastro della giustizia internazionale" nonostante minacce e pressioni.
Il gesto di Washington va letto nel contesto dell’assedio israeliano a Gaza, dove la popolazione civile continua a pagare un prezzo altissimo. Israele e Stati Uniti non riconoscono la giurisdizione della Corte, ma la comunità internazionale ha conferito alla CPI un mandato: perseguire i crimini più gravi quando gli Stati coinvolti non vogliono o non possono farlo.
Punire i giudici significa cercare di mettere a tacere chi osa chiedere conto delle responsabilità israeliane e statunitensi. È un messaggio che mira a intimidire, non solo la Corte ma anche tutti coloro che rivendicano giustizia per il popolo palestinese. In un mondo che proclama lo “stato di diritto”, le sanzioni americane mostrano invece quanto siano potenti le eccezioni concesse a chi, come Israele e Stati Uniti, pretende di restare al di sopra della legge.