Gaza, il TESTAMENTO di Anas Al-Sharif: "Vi affido la Palestina, non dimenticate Gaza, vi prego", il giornalista ucciso da raid Idf su tenda ad Al-Shifa

Il testamento di Anas Al-Sharif, corrispondente di Al Jazeera ucciso volontariamente in un raid israeliano sulla sua tenda ad Al-Shifa, poichè classificato come esponente di Hamas: “Vi affido la Palestina… Non dimenticate Gaza”

Dopo la morte del corrispondente di Al Jazeera Anas Al-Sharif per mano di un attacco mirato da parte dell'Idf, che lo riteneva un esponente di Hamas, sulla sua tenda vicino all'ospedale di Al-Shifa, la sua famiglia ha diffuso il suo testamento spirituale: "Vi affido la Palestina, non dimenticate Gaza, vi prego".

Gaza, il TESTAMENTO di Anas Al-Sharif: "Vi affido la Palestina, non dimenticate Gaza, vi prego", il giornalista ucciso da raid Idf su su tenda ad Al-Shifa

Anas Jamal Mahmoud Al-Sharif era un corrispondente e videoreporter palestinese per Al Jazeera Arabic, celebre per le sue cronache in prima linea nel nord della Striscia di Gaza durante il conflitto tra Israele e Hamas. Nato nel campo profughi di Jabalia, si rifiutò di lasciare Gaza nonostante ripetute minacce e pressioni da parte dell’esercito israeliano.

Il 10 agosto 2025, un raid israeliano ha distrutto la tenda in cui Al-Sharif e altri giornalisti stavano lavorando nei pressi dell’ospedale Al-Shifa a Gaza City. Sono morti Anas al-Sharif e quattro suoi colleghi: Mohammed Qreiqeh, Ibrahim Zaher, Mohammed Noufal e Moamen Aliwa; inoltre, altre due persone, tra cui il nipote del reporter, hanno perso la vita.

L’esercito israeliano ha rivendicato l’attacco imputando ad Al-Sharif il ruolo di capo di una cellula di Hamas, accusa respinta con fermezza da Al Jazeera e da organizzazioni internazionali per la libertà di stampa, che hanno descritto l’episodio come “un omicidio mirato” e “un attacco deliberato alla libertà di stampa”.

Di seguito, si riporta il suo testamento, diffuso sui canali social del giornalista da parte della sua famiglia:

"Questo è il mio testamento, e il mio messaggio finale.
Se le mie parole vi sono giunte, sappiate che Israele è riuscito a uccidermi e a mettere a tacere la mia voce.

Prima di tutto, la pace sia su di voi, e la misericordia e le benedizioni di Dio.

Dio sa che ho dato tutto ciò che avevo: la mia forza, il mio impegno, per essere un pilastro e una voce per il mio popolo, fin da quando ho aperto gli occhi per la prima volta nei vicoli stretti e nelle strade del campo profughi di Jabalia. Speravo che Allah mi avrebbe concesso una vita abbastanza lunga per poter tornare, insieme alla mia famiglia e ai miei cari, nella nostra città ancestrale di Asqalan, “al-Majdal”, sotto occupazione. Ma la volontà di Dio è stata più rapida, e il Suo decreto si è compiuto.

Ho vissuto il dolore in tutte le sue forme, ho assaporato la perdita e il lutto più volte, eppure non ho mai esitato a trasmettere la verità esattamente com’era, senza distorsioni o menzogne. Possa Dio testimoniare contro coloro che sono rimasti in silenzio, contro coloro che hanno accettato la nostra uccisione, contro coloro che hanno soffocato il nostro respiro e i cui cuori non si sono mossi di fronte ai corpi fatti a pezzi dei nostri bambini e delle nostre donne, e che non hanno fatto nulla per fermare il massacro inflitto al nostro popolo per oltre un anno e mezzo.

Vi affido la Palestina, gioiello della corona del mondo musulmano e battito del cuore di ogni anima libera su questa terra.
Vi affido il suo popolo e i suoi bambini oppressi, che non hanno avuto il tempo di sognare o vivere in pace, i cui corpi puri sono stati schiacciati sotto migliaia di tonnellate di bombe e missili israeliani, fatti a pezzi, con arti sparsi sui muri.

Vi esorto: che nessuna catena vi zittisca, e che nessun confine vi trattenga. Siate ponti verso la liberazione della terra e del popolo, finché il sole della dignità e della libertà non sorgerà sulla nostra patria rubata.

Vi affido la mia famiglia.


Vi affido la luce dei miei occhi, la mia amata figlia Shaam, che la vita non mi ha concesso il tempo di veder crescere come avevo sognato.


Vi affido il mio caro figlio Salah, che speravo di accompagnare e sostenere fino a quando non fosse stato abbastanza forte da portare i miei pesi e continuare la missione.


Vi affido la mia amata madre, le cui preghiere sono state la mia fortezza e le cui benedizioni hanno illuminato il mio cammino. Prego che Dio le conceda pazienza e la ricompensi grandemente per tutto ciò che mi ha dato.


Vi affido anche la mia compagna di vita, la mia amata moglie, Umm Salah, Bayan, dalla quale la guerra mi ha separato per lunghi mesi e giorni, ma che è rimasta salda come il tronco di un ulivo che non si piega. Paziente, fedele e incrollabile, ha custodito il nostro impegno nella mia assenza con forza e fede.


Vi esorto a stringervi attorno a loro e a sostenerli dopo Dio Onnipotente.

Se muoio, muoio saldo nei miei principi. Testimonio davanti a Dio che sono soddisfatto del Suo decreto, certo del nostro incontro, e sicuro che ciò che è presso Dio è migliore ed eterno.
O Allah, accoglimi tra i martiri, perdona i miei peccati passati e futuri, e rendi il mio sangue una luce che guidi il mio popolo e la mia famiglia sul cammino verso la libertà.
Perdonatemi se sono venuto meno. Pregate per la mia misericordia, perché parto mantenendo fede alla mia promessa, senza cambiamento né tradimento.

Non dimenticate Gaza…
E non dimenticatemi nelle vostre sincere preghiere di perdono e accoglienza.

Anas Jamal al-Sharif
06 aprile 2025"