Ucraina, Suslov su colloqui Putin-Trump in Alaska: “Zelensky accetti cessione Donbass e non entri nella Nato, Usa non gli daranno più armi”
Il consigliere del Cremlino delinea 2 scenari: "La Russia ora è disposta a parlare di un cessate il fuoco, non solo dell'accordo finale. Putin sta chiedendo un po' meno per la tregua rispetto a un anno fa, solo la cessione del Donbass”; se “Zelensky, appoggiato dagli europei, respingerà questa soluzione, a quel punto Trump taglierebbe tutta l'assistenza militare a Kiev e smetterebbe perfino di vendere armi agli europei, perché le cedano all'Ucraina. Ma questo ne accelererebbe la sconfitta"
Dmitrij Suslov, vicedirettore del Centro di studi europei e internazionali presso la Scuola Superiore di Economia e ascoltato consigliere del Cremlino per la politica estera, delinea due possibili scenari in vista del vertice in Alaska tra i presidenti Putin e Trump. Da un lato un accordo bilaterale che porti a una tregua in Ucraina, dall’altro il rischio di un drastico taglio dell’assistenza militare americana a Kiev: “Zelensky accetti la cessione del Donbass e non entri nella Nato. Trump, altrimenti, taglierebbe tutta l’assistenza militare e non fornirà più armi”.
Ucraina, Suslov su colloqui Putin-Trump in Alaska: “Zelensky accetti cessione Donbass e non entri nella Nato, Usa non gli daranno più armi”
Secondo Suslov, il Cremlino punta a una soluzione “fra noi e gli Stati Uniti, senza l'Ucraina e l'Europa”, che preveda il ritiro delle forze ucraine dalle zone del Donbass ancora contese e quello delle truppe russe dalle regioni di Sumy, Dnipropetrovsk e Kharkiv, lasciando invariata la linea del fronte altrove. Una proposta che, rispetto a un anno fa, ridurrebbe le pretese territoriali di Mosca, limitandosi al Donbass e rinunciando alla richiesta di ritiro ucraino da tutte e quattro le province annesse. “Una parte cruciale dell'intesa è l'impegno dell'Ucraina a non aderire alla Nato”, sottolinea.
Ma non si tratta soltanto di uno scambio di territori. “L'impegno a non entrare nell'Alleanza atlantica è la precondizione inaggirabile di ogni tregua. Poi gli accordi finali dovranno naturalmente includere anche la demilitarizzazione dell'Ucraina e la riforma costituzionale in senso federale”, aggiunge.
La novità, evidenzia Suslov, è doppia: “Primo che la Russia ora è disposta a parlare di un cessate il fuoco, non solo dell'accordo finale. Secondo che Putin sta chiedendo un po' meno per la tregua rispetto a un anno fa”.
L’altra opzione, avverte, si materializzerebbe se “Zelensky, appoggiato dagli europei, respinga questa soluzione e a quel punto Trump taglierebbe tutta l'assistenza militare a Kiev e smetterebbe perfino di vendere armi agli europei, perché le cedano all'Ucraina. Ma questo ne accelererebbe la sconfitta e il collasso totale”.
Quanto alla ragione per cui il presidente americano potrebbe rinunciare a misure punitive verso Mosca, Suslov spiega che Trump si trova in una posizione delicata dopo aver chiesto a Cina, India e Brasile di bloccare le importazioni di petrolio russo, minacciando sanzioni secondarie. “La Cina ovviamente dice di no, ma anche New Delhi e Brasilia non lo farebbero mai e un loro rifiuto sarebbe un problema per l'America. Se invece il vertice in Alaska fosse un successo, con l'approvazione di un piano comune per la tregua in Ucraina, la miccia che ha incautamente acceso verrebbe disinnescata e il presidente americano potrebbe perfino rivendicare un merito storico. Per questo ci aspettiamo che Trump accetti la proposta di Putin. Per lui è una via d'uscita, appunto”.
Il colloquio in Alaska, sede del summit, è secondo Suslov altamente significativo: “Non c'è posto al mondo più esclusivamente russo-americano: lontana dall'Europa e dall'Ucraina, vicinissima alla Russia. Sottolinea il fatto che Putin e Trump da soli trovano una soluzione alla guerra in Ucraina. Inoltre sarà il primo summit a pieno titolo tra Russia e Usa sul territorio americano in 15 anni. Oltre all’Ucraina si parlerà dell’Artico, punto cruciale delle relazioni bilaterali, dove esiste un potenziale scontro ma anche grandi prospettive di cooperazione economica”.