Gaza, appello di 28 paesi tra cui Italia a Israele: “La guerra deve finire ora”, Tel Aviv respinge: “Dovete rivolgerlo ad Hamas”

"La guerra a Gaza deve finire ora", si legge nel documento sottoscritto Regno Unito, Italia, Australia, Austria, Belgio, Canada, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Islanda, Irlanda, Giappone, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Olanda, Nuova Zelanda, Norvegia, Polonia, Portogallo, Slovenia, Spagna, Svezia e Svizzera, Canada, Australia e Nuova Zelanda

Un appello, sottoscritto da 28 ministri degli Esteri di Paesi europei ed extraeuropei, tra cui quello italiano, è stato indirizzato oggi a Israele affinché ponga fine immediata alla guerra in corso nella Striscia di Gaza. Quella di Tajani rappresenta un cambio di rotta, dato che finora non si era mai espresso sul genocidio in corso nella Striscia. La risposta di Tel Aviv non si è fatta attendere, che ha ovviamente respinto al mittente le accuse: “Dovete rivolgerlo ad Hamas”, ha replicato il governo israeliano.

Gaza, appello di 28 paesi tra cui Italia a Israele: “La guerra deve finire ora”, Tel Aviv respinge: “Dovete rivolgerlo ad Hamas”

Sono 28 in totale i ministri degli Esteri che hanno firmato la dichiarazione pubblicata sul sito del governo britannico, con cui si chiede lo stop delle ostilità nella Striscia di Gaza. L’iniziativa è stata promossa dal Foreign Office, guidato da David Lammy, che ha rivendicato il proprio ruolo di primo piano nel coordinare il testo.

"La guerra a Gaza deve finire ora", si legge nel documento, sottoscritto dai capi delle diplomazie di Regno Unito, Italia, Australia, Austria, Belgio, Canada, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Islanda, Irlanda, Giappone, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Olanda, Nuova Zelanda, Norvegia, Polonia, Portogallo, Slovenia, Spagna, SveziaSvizzeraCanada, Australia e Nuova Zelanda. Alla firma si è unita anche la commissaria Ue alla Parità, la belga di origine algerina Hadja Lahbib.

Non sono mancate assenze di rilievo: dalla lista risultano esclusi alcuni importanti membri dell’Unione Europea come Germania, Ungheria, Repubblica Ceca, nonché la neo-alta rappresentante per la politica estera dell’Ue, Kaja Kallas.

Nel testo, i firmatari affermano il loro no a ogni cambiamento demografico forzato nella Striscia di Gaza e nei "Territori palestinesi occupati", si oppongono alla costruzione di nuovi insediamenti nei territori della Cisgiordania e Gerusalemme est, e riaffermano il sostegno al piano di pace arabo. Si chiede inoltre il rilascio immediato degli ostaggi israeliani ancora detenuti da Hamas e la fine delle restrizioni al flusso degli aiuti umanitari per la popolazione civile palestinese.

La reazione israeliana è stata durissima. In un comunicato ufficiale del Ministero degli Esteri, Israele ha respinto la dichiarazione, definendola "scollegata dalla realtà e invia un messaggio sbagliato ad Hamas".

"Tutte le dichiarazioni e tutte le rivendicazioni dovrebbero essere rivolte all'unica parte responsabile della mancanza di un accordo per il rilascio degli ostaggi e di un cessate il fuoco: Hamas, che ha iniziato questa guerra e la sta prolungando", si legge ancora nella nota.

Israele accusa inoltre il movimento islamista di "diffondere menzogne" e di "agire deliberatamente per aumentare gli attriti e i danni ai civili che arrivano per ricevere aiuti umanitari".

"Esiste una proposta concreta per un accordo di cessate il fuoco e Israele ha ripetutamente detto sì a questa proposta, mentre Hamas si rifiuta ostinatamente di accettarla", ribadisce la nota israeliana.

Per il governo di Tel Aviv, "la dichiarazione non concentra la pressione su Hamas e non ne riconosce il ruolo e la responsabilità nella situazione. Hamas è l'unico responsabile della continuazione della guerra e delle sofferenze di entrambe le parti".

Infine, l’avvertimento: "In momenti così delicati delle trattative in corso, è meglio evitare dichiarazioni di questo tipo".