Israele, governo Netanyahu perde i pezzi, esce da coalizione anche partito ultraortodosso Shas, premier in minoranza con solo 50 seggi su 120
Netanyahu si ritrova sempre più isolato, ma la crisi di governo potrebbe essere rimandata a dopo l'estate
Altro colpo di scena in Israele: il governo di Benjamin Netanyahu è ora un esecutivo di minoranza dopo la fuoriuscita di un altro partito ultraortodosso, Shas. Alla Knesset, il premier è sostenuto solamente da 50 parlamentari su 120.
Israele, governo Netanyahu perde i pezzi, esce da coalizione anche partito ultraortodosso Shas, premier in minoranza con solo 50 seggi su 120
La lunga alleanza tra Benyamin Netanyahu e i partiti ultraortodossi si è incrinata in modo clamoroso, lasciando il premier israeliano a guidare un governo di minoranza.
Dopo la defezione delle due componenti di United Torah Judaism, anche Shas ha ufficializzato mercoledì 16 luglio l’uscita dalla coalizione. I motivi sono gli stessi: il duro scontro sulla controversa legge sull’esenzione dal servizio militare per gli studenti delle scuole religiose. Un tema che, dall’inizio del conflitto a Gaza, ha visto crescere la pressione della società civile per un maggiore contributo della componente ultraortodossa alle Forze armate.
La decisione dei partiti haredim lascia Netanyahu con soli 50 seggi su 120 alla Knesset, rendendo il suo esecutivo tecnicamente di minoranza e mettendo a rischio la capacità del governo di approvare leggi e bilanci senza il sostegno esterno. Un colpo politico pesantissimo, considerando che Shas e United Torah Judaism sono stati per quasi due decenni i partner più fedeli del leader del Likud.
Al momento, tuttavia, nessuno dei partiti ultraortodossi sembra intenzionato a far cadere il governo. Nei loro comunicati ufficiali hanno ribadito che non coopereranno con l’opposizione per rovesciare Netanyahu, preferendo rimanere all’esterno della coalizione e giocare la carta della pressione negoziale. Una strategia che potrebbe consentire loro di ottenere ulteriori concessioni sul testo della legge prima di eventuali elezioni anticipate, che i sondaggi indicano rischiose per i loro interessi.
La situazione resta però fragile. Netanyahu dovrà ora fronteggiare le richieste sempre più aggressive dei partner di estrema destra, contrari a qualsiasi tregua con Hamas, e la frustrazione crescente dell’opinione pubblica.
Con il governo in minoranza e la sessione parlamentare in corso solo fino a fine luglio, il premier sembra puntare a guadagnare tempo.