Il Pacifismo ha fallito e la pace è un equilibrio politico che si raggiunge con le mediazioni, che non accettiamo

Il pacifismo globale è stato un inganno o una illusione ottica. Che alla lunga ha scatenato le reazioni. Il pacifismo ha fatto danni. Come uscirne allora?

L’Iran non può avere testate nucleari. Israele sì e la Corea del Nord pure; e infatti si sentono più intoccabili, seppur con motivi diversi.

Israele si sente minacciata ma lo è per un timore che non si può provare perché, al netto delle minacce propagandistiche di cancellare la “entità sionista”, l’Iran non è una potenza nucleare. Non lo si può affermare. Però Netanyahu può aggredire, attaccare, bombardare. E compiere il “lavoro sporco” per conto nostro come ha affermato, con una certa dose di faccia tosta, il Cancelliere Merz, il capo di quella Germania che nuovamente unita si riarma fino ai denti perché finanziariamente se lo può permettere. E una volta armata sarà oggetto di riflessioni e preoccupazioni nel caso in cui i tedeschi - ammaccati da crisi industriali, occupazionali e sociali - volessero affidarsi al radicalismo della destra estrema di AfD. I quali poi potrebbero compiere un altro “lavoro sporco” (concetto che se appoggi in un diritto internazionale ormai sgangherato è sdoganato) come quello di risolvere una immigrazione insostenibile per numeri e per disperazione. I “lavori sporchi” sono strumentali a quel che serve: smuovono, destabilizzano, fanno scappare. E si scappa dove si trova un buco per infilarsi. Non lo sapevate? Quando faremo i conti con le genti che scappano dal Medioriente poi ne riparleremo.

Ci sono guerre da decenni, l’unica differenza è che adesso nelle guerre ci stiamo infilando con le scarpe eleganti, cioè da fuori. Non è detto che prima o poi saremo costretti a infilarci gli scarponi e partire. Perché la china che sta prendendo il mondo è questa. Dicono che tutto ciò stia accadendo perché sono tornati i nazionalismi. Non lo credo proprio; accadono perché hanno totalmente fallito i progetti politici che anziché lavorare con le Nazioni, con gli Stati, hanno edificato strani progetti meta-statali, glorificandoli. La globalizzazione. L’Unione europea. Le organizzazioni mondiali. Le multinazionali. Le organizzazioni umanitarie. Tutti con un loro nuovo vangelo: il pacifismo; il reset delle identità a favore di una identità a taglia unica o prevalente (il glocalismo); una sola grande Chiesa. L’accoglienza come obbligo programmatico del pacifismo. Le Ong come vettori di questa propaganda privatistica.

Le guerre che si stanno combattendo da anni e anni sono guerre che si scatenano (anche) per interessi che atterranno direttamente sui nostro modelli di vita: in Africa si combatte per avere il potere sulle terre rare, sui metalli indispensabili per le industrie a valore tecnologico (quindi tutte); si combatte per avere il monopolio su quelle aree e sulle persone che tornano a essere schiave. La Repubblica democratica del Congo ha fatto causa alla Apple.

Haiti, la disperata Haiti, chiede alla Francia la restituzione di 30 miliardi di euro che nel corso dei decenni la Repubblica dell’Uguaglianza, della Fraternità e della Legalità ha letteralmente estorto agli haitiani in nome di un risarcimento dovuto ai proprietari terrieri francesi privati dell’abolizione della schivitù. Per non dire dei soldi che hanno fregato alle loro ex colonie in Africa. Però tutto questo non lo abbiamo voluto vedere perché non ce lo facevano vedere in ossequio a un giornalismo distorto. Meglio vedere quel che combinano gli altri. Ma se la Germania fino a poco tempo da faceva girare le proprie industrie con l’energia che in grandi quantità garantivano i giacimenti russi e le infrastrutture europee in accordo con Mosca (e con a capo un ex Cancelliere), oggi come fa a parlare di lavori sporchi o di difesa dell’Ucraina? Quella stessa Ucraina che se fosse partito il secondo gasdotto NordStream si sarebbe trovata privata dei diritti di transito.

Il pacifismo globale è stato un inganno o una illusione ottica. Che alla lunga ha scatenato le reazioni. Il pacifismo ha fatto danni. Come uscirne allora? Espellendo le posture moraliste e cominciando ad ammettere che nessuno di noi ha una ragione prevalente o un diritto legittimante; dunque al pacifismo si risponde con la politica delle mediazioni, che non sono il tribunale divino del giusto e sbagliato. I casi sono due: o imbocchiamo la via distruttiva degli armamenti (e allora anche l’Iran ha tutto il diritto di farsi il proprio arsenale militare) oppure gli Stati si rimettono nella condizione di trattare il nuovo equilibrio possibile, una mediazione come punto di equilibrio. Esattamente come accedeva quando il mondo era diviso in due blocchi ma miracolosamente fu al riparo dalle minacce nucleari.

di Gianluigi Paragone