Opzione Sansone di Israele, Davenport (Aca): "Piano per distruggere le città di Stati nemici anche con armi nucleari"
Trapelano indiscrezioni sempre più autorevoli sulla presunta Operazione Sansone, possibile strategia di rappresaglia nucleare da parte di Israele. Nel mirino obiettivi civili dei Paesi nemici
L'allarme sul pericolo nucleare in Medio Oriente arriva da una funzionaria dell'Arms Control Association (Aca), Kelsey Davenport. La donna, direttrice delle politiche di non proliferazione, ha recentemente dichiarato: "Israele potrebbe impiegare le proprie armi nucleari per colpire centri abitati e capitali di Paesi a lui ostili".
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Finora non sono trapelati documenti ufficiali sull'opzione Sansone da parte del governo di Tel Aviv, ma esistono indizi, testimonianze indirette e analisi di esperti che ne confermano l'esistenza. "Leggere tra le righe delle dichiarazioni di ex funzionari, attuali leader e pianificatori militari fornisce indizi su come Israele potrebbe impiegare le proprie armi nucleari, ad esempio con l'Opzione Sansone", ha confermato Davenport.
Già dagli anni '70 l'intelligence statunitense parlava di armi nucleari israeliane che avrebbero potuto colpire a lunga distanza, facendo riferimento a strategie di deterrenza estrema in caso di minaccia esistenziale dello Stato ebraico.
Uno dei primi a nominare l'opzione Sansone è il giornalista premio Pulitzer Seymour Hersh, che nel 1991 ha descritto l'operazione israeliana come un piano di rappresaglia nucleare totale. Tel Aviv, infatti, sarebbe pronta a bombardare centri abitati e capitali di Paesi ostili in caso di sconfitta militare, avendo già selezionato e pianificato colpi nucleari contro importanti città arabe in caso di emergenza, come Damasco, Il Cairo e Teheran.
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"La politica di Israele di non riconoscere formalmente il proprio arsenale nucleare rende ambigua la sua dottrina, ma si ritiene che l'Opzione Sansone si riferisca ai piani israeliani di una massiccia ritorsione nucleare contro avversari non nucleari, se il Paese dovesse affrontare una minaccia esistenziale imminente", ha riportato Davenport. La funzionaria ha continuato: "È probabile che il piano includa attacchi nucleari deliberati e sproporzionati contro obiettivi non militari, come le città, nonostante ciò rappresenti una chiara violazione del diritto umanitario internazionale". Sarebbero interessate le capitali del vicino mondo arabo, come Il Cairo, Teheran e Damasco, ma non sarebbero esclusi neanche i grandi centri occidentali se Israele si sentisse abbandonato o tradito, potendo colpire anche città come Washington, New York, Parigi e Berlino.
Secondo lo studioso Anver Cohen e fonti della Cia declassificate, l'Operazione Sansone prevede l'uso di armi nucleari contro tutti gli Stati ostili non dotati di energia atomica. Israele è l'unico Paese del Medio Oriente ad avere armi nucleari, anche se non l'ha mai dichiarato apertamente: il suo arsenale sarebbe pari a circa 90 testate.
"Gli ufficiali israeliani non discutono esplicitamente la dottrina nucleare del Paese, ma Israele deve comunque comunicare le circostanze in cui utilizzerebbe armi nucleari per fini di deterrenza", ha affermato Davenport. L'Opzione Sansone sarebbe quindi una sorta di "omicidio-suicidio", visto l'utilizzo di armi nucleari anche su obiettivi molto vicini a Tel Aviv. "L'arsenale nucleare israeliano non protegge lo Stato da attacchi convenzionali, in particolare da parte di attori non statali. Inoltre, la retorica irresponsabile di politici israeliani che minacciano l'uso di armi nucleari mina il tabù sull'impiego dell'arma atomica e sottolinea l'importanza cruciale del disarmo".