Iran, Khamenei nascosto in un bunker a Teheran, Reza Ciro Pahlavi II si candida a guidare il Paese: “Pronto ad agire, vi libererò dal regime”

Il figlio dell’ultimo Scià Mohammad Reza Pahlavi, da 45 anni in esilio negli Usa sotto la protezione dei servizi di sicurezza americani, Pahlavi si è detto pronto a tornare nel suo Paese e a guidarlo verso una nuova fase politica

A poche ore dai raid israeliani, la Guida Suprema dell’Iran, Ali Khamenei, avrebbe abbandonato la residenza ufficiale per rifugiarsi nel bunker sotterraneo di Lavizan, a nord-est della capitale. Nel frattempo, si fa largo un nome del passato: Reza Ciro Pahlavi II, figlio dell’ultimo Scià di Persia, si dice pronto a tornare per guidare una transizione democratica e abbattere il regime degli ayatollah.

Khamenei nascosto in un bunker a Teheran, Reza Ciro Pahlavi II si candida a guidare il Paese: “Pronto ad agire, vi libererò dal regime”

Poche ore dopo l’inizio dei raid israeliani di venerdì, la Guida Suprema dell’Iran, Ali Khamenei, si sarebbe rifugiata insieme ai membri della sua famiglia, compreso suo figlio Mojtaba, nel rifugio sotterraneo di Lavizan, situato nel nord-est di Teheran. A riferirlo è Iran International, che cita 2 fonti informate all’interno del Paese, notizia ripresa anche dal Times of Israel. Secondo un'agenzia di stampa che cita una fonte diplomatica della regione, Israele non avrebbe colpito Khamenei la prima notte dell’operazione per dargli “un’ultima possibilità di abbandonare completamente il suo programma di arricchimento dell’uranio”.

In questo contesto teso, torna sotto i riflettori Reza Ciro Pahlavi II, figlio dell’ultimo Scià Mohammad Reza Pahlavi, rovesciato dalla rivoluzione islamica del 1979. Da 45 anni in esilio negli Stati Uniti sotto la protezione dei servizi di sicurezza americani, Pahlavi si è detto pronto a tornare nel suo Paese e a guidarlo verso una nuova fase politica. "Sono a disposizione del mio popolo", ha dichiarato, aggiungendo: “Pronto ad agire, vi libererò dal regime”.

Il leader in esilio ha anche fatto appello agli iraniani affinché colgano questo momento di crisi, provocato dalla guerra con Israele, come occasione per ribellarsi e mettere fine al regime teocratico. Pahlavi ha parlato esplicitamente di una “transizione democratica” per l’Iran e dell’urgenza di costruire relazioni stabili con i Paesi vicini. “C'è una vasta coalizione di patrioti iraniani, in patria e all'estero, pronti ad agire”, ha sottolineato.

Le sue parole seguono quelle del premier israeliano Benyamin Netanyahu, secondo cui l’Iran “sarà finalmente libero molto prima di quanto la gente pensi” e ha aggiunto che “il popolo ebraico e il popolo persiano saranno finalmente in pace”.

Mentre l’attuale leadership iraniana sembra rifugiarsi nel silenzio e nell’ombra dei bunker, una parte del mondo guarda a Reza Ciro Pahlavi II come a un possibile punto di riferimento per un futuro Iran post-teocratico. In Israele e negli Stati Uniti — 2 Paesi che in passato avevano legami stretti con la monarchia persiana — c’è chi lo considera una figura credibile per guidare una fase di transizione verso la democrazia.