Ucraina, scambio liste Mosca-Kiev di 1000 prigionieri l’una, Putin: “Creeremo zona cuscinetto al confine per prevenire futuri attacchi”

Confermato lo scambio delle liste di 1000 prigionieri ciascuno tra Kiev e Mosca. Putin annuncia di voler creare una "zona cuscinetto" al confine con l'Ucraina per proteggersi da futuri attacchi

Dopo i colloqui diretti avvenuti ad Istanbul, Russia e Ucraina si sono scambiate le liste per la liberazione di 1000 prigionieri ciascuna. Ma mentre si apre uno spiraglio di dialogo, Putin rilancia sul fronte militare: “Creeremo una zona cuscinetto al confine per prevenire futuri attacchi da parte dell’Ucraina”.

Avvenuto scambio liste di 1000 prigionieri ciascuna tra Russia e Ucraina, Putin: “Creeremo zona cuscinetto al confine”

Secondo quanto riferito dall’agenzia russa Tass, il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha confermato che "la Russia ha ricevuto dall'Ucraina la lista dei soldati di cui chiede la liberazione nell'ambito di uno scambio di 1.000 prigionieri per parte concordato nell'incontro tra le delegazioni dei due Paesi a Istanbul il 16 maggio". A sua volta, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky aveva già annunciato in mattinata che Kiev aveva ricevuto la lista presentata da Mosca, lasciando intendere una reciproca volontà di procedere con lo scambio in tempi brevi.

Parallelamente, però, la Russia continua a perseguire i propri obiettivi strategici sul campo. Il presidente Vladimir Putin ha infatti confermato l’intenzione di creare una "zona cuscinetto lungo le frontiere" con l’Ucraina, misura volta – secondo il Cremlino – a proteggere le regioni di confine da attacchi militari. "Una decisione è stata presa e le nostre forze armate stanno ora svolgendo il compito", ha affermato Putin durante una riunione di governo, ribadendo il concetto già espresso in precedenti interventi pubblici. Il presidente russo appare determinato a mantenere alta la pressione sul fronte orientale nonostante le aperture diplomatiche emerse a Istanbul.

L’incontro in Turchia, facilitato dalla mediazione internazionale, rappresenta comunque un segnale significativo dopo anni di totale assenza di dialogo. Resta ora da vedere se la volontà di procedere con lo scambio dei prigionieri sarà seguita da ulteriori sviluppi in grado di frenare l’escalation e aprire spiragli verso una soluzione negoziata del conflitto.