Norvegia al riarmo contro la Russia in Artico, riaperti bunker della Guerra Fredda, stazione aerea Bardufoss e base navale Olavsvern
Entrambe le basi sono situate nel Circolo Polare Artico in una zona strategica per neutralizzare eventuali attacchi russi
La Norvegia ha provveduto alla riattivazione di vecchi bunker nelle montagne risalenti alla Guerra Fredda che erano riamasti disattivati per 40 anni all'interno dei quali ci sono caccia a reazione e sottomarini nucleari. Si tratta della base aerea a Bardufoss e la base navale Olavsvern.
Norvegia al riarmo contro la Russia in Artico, riaperti bunker della Guerra Fredda: la stazione aerea a Bardufoss e la base navale di Olavsvern
La Norvegia si sta preparando al riarmo contro la Russia. Già a luglio 2024 la Nato ha dato notizia della riattivazione di vecchi bunker che sono rimasti disattivati per almeno 40 anni e sono risalenti all'epoca della Guerra Fredda, quando il paese scandinavo aveva a disposizione almeno 3000 strutture sotterranee in cui le sue forze armate e gli alleati potevano rifugiarsi. Le basi riattivate sono la stazione aerea di Bardufoss e la base navale Olavsvern, situate vicino al circolo polare Artico.
La stazione aerea di Bardufoss è stata inaugurata nel 1938 e venne usata dalla Royal Norwegian Air Force per proteggere i suoi caccia da un possibile attacco sovietico. È caratterizzata da un tunnel di uscita lungo 909 metri completo di enorme porta anti-esplosione, al suo interno si trovano ora dei caccia Lockheed Martin e il fighter di quinta generazione F-35 Lightning II (dal valore di 80-110 milioni di dollari) in un numero non ben precisato.
"Il deterioramento della situazione politica di sicurezza e la guerra in Ucraina implica che l'aeronautica deve diventare più acuta", ha dichiarato il generale di brigata Strand, "l'aeronautica deve essere in grado di disperdere i suoi aerei da combattimento e operare da diversi altri aeroporti e basi aeree, sia in Norvegia che nei paesi nordici, se una crisi o una guerra lo richiedono. Ciò significa che dobbiamo utilizzare le strutture di montagna disponibili per la protezione".
Per quanto riguarda la base navale di Olavsvern, venne costruita a partire dagli anni 50 e fu un'impresa da 450 milioni di dollari a cui dovette contribuire finanziariamente anche la Nato, la costruzione venne poi completata quando l'Unione Sovietica si era già disgregata. Situata vicino al punto in cui il Mare di Norvegia incontra il Mare di Barents in un punto strategico noto come "Bear Gap" perché è stata un punto di strozzatura per i sottomarini e le navi da guerra russe che si dirigevano verso l'Atlantico. La base conta di un centro di comando sotterraneo, un deposito, un bacino di carenaggio in acque profonde e un tunnel di uscita.
La mossa della Norvegia, sebbene comunicata dalla Nato nel luglio scorso, è da leggere ora all'interno di una logica di riarmo contro la Russia e di crescenti pressioni internazionali -soprattutto statunitensi per il controllo in Artico. Come ha affermato Andreas Østhagen, ricercatore senior presso il Fridtjof Nansen Institute, "A sollevare timori sono gli investimenti nella Flotta del Nord della Russia, la ripresa delle esercitazioni militari russe nell'Artico per la prima volta dalla Guerra Fredda e il crescente interesse della Russia nello sfruttamento delle risorse artiche".