Amos Goldberg, professore di storia dell’Olocausto a Gerusalemme: “Gaza non esiste più: è genocidio. Se accusi Israele, sei considerato antisemita”

Lo studioso israeliano punta l’attenzione sulla distruzione della società di Gaza e sull’intento di Israele di disumanizzarne la popolazione

Amos Goldberg, docente di Storia della Shoah presso l’Università Ebraica di Gerusalemme, ha definito le azioni di Israele a Gaza come “un genocidio”.

Intervistato da Il Fatto Quotidiano, il professore ha spiegato come la sua ricerca sul genocidio nasca dalla convinzione che comprenderlo sia fondamentale per prevenire minacce e violenze di massa nella società moderna. Goldberg sottolinea che i genocidi, spesso perpetrati come atti di “autodifesa” di fronte a minacce reali o immaginarie, richiedono un’analisi contestuale profonda, anche quando si affrontano eventi traumatici come l’attacco del 7 ottobre.

“Nemmeno un atto così odioso giustifica un genocidio”

Secondo Goldberg, pur riconoscendo la gravità e l’impatto devastante dell’attacco di Hamas, “nemmeno un atto così odioso giustifica un genocidio”. Egli afferma che le azioni di Israele a Gaza, tra cui uccisioni di massa, distruzione di infrastrutture e luoghi pubblici, e il dislocamento forzato di un’intera popolazione, soddisfano i criteri della Convenzione sul Genocidio delle Nazioni Unite del 1948. “Gaza, come società, non esiste più,” denuncia Goldberg, ricordando che a Gazza sono morte più di 45.000 persone, 10.000 sono ancora sotto le macerie e più di 100.000 sono i feriti.

Il parallelismo tra l’Olocausto perpetrato dai nazisti contro gli ebrei e ciò che sta accadendo a Gaza, afferma “è indicibile per molti. Sì, perché quando pensiamo a un genocidio pensiamo solo all'Olocausto. Quindi, se non è Auschwitz e Treblinka, non è un genocidio. D'altra parte, gli europei e soprattutto i tedeschi sentono senso di colpa e responsabilità nel proteggere Israele, anche se è lo stato più potente del Medio Oriente. Anche se supera la soglia del crimine più orrendo del diritto internazionale, se accusi troppo Israele, sei immediatamente considerato antisemita."

Il senso di colpa europeo

Goldberg si sofferma sul peso morale e politico del termine “genocidio”, spesso associato esclusivamente all’Olocausto. “Se non è Auschwitz o Treblinka, non è un genocidio,” osserva, evidenziando come il senso di colpa europeo, in particolare tedesco, renda difficile criticare Israele senza essere accusati di antisemitismo. Tuttavia, ammonisce: “Studiamo l’Olocausto per imparare da esso, non per giustificare altri genocidi.”

Il professore ha riflettuto sulla complicità della sua stessa società, inclusa la sua posizione di accademico. “Lo fanno in mio nome. È il mio Paese, le mie tasse,” dice. Goldberg esorta a dare spazio alle voci palestinesi, nonostante i rischi personali e le repressioni che affrontano, sottolineando che ascoltare le vittime è un imperativo morale e politico centrale.