Attacco di Israele all’Iran "prima delle elezioni USA", e Netanyahu minimizza: "Colpiremo solo siti militari"

Netanyahu cerca di rassicurare Washington ma la mancata comunicazione degli ultimi mesi in merito alle iniziative militari da parte dello Stato ebraico agita gli USA in vista delle presidenziali, per un possibile impatto sulle elezioni qualora venissero colpiti anche i siti petroliferi e nucleari della Repubblica islamica e l'escalation che ne seguirebbe

Attacco imminente di Israele in risposta all’Iran, a distanza di 15 giorni da quello lanciato da Teheran con 200 missili Fatah sullo Stato ebraico: la rappresaglia israeliana arriverebbe "prima delle elezioni USA" avrebbe detto il Primo Ministro Benjamin Netanyahu all’amministrazione Biden, prima di minimizzare sull’entità della risposta: "Colpiremo solo siti militari". È quanto riportato in queste ore dal quotidiano statunitense Washington Post, che ha citato due funzionari a conoscenza delle conversazioni tra i due capi di Stato, i quali avrebbero riferito che il premier israeliano si sarebbe detto disposto a optare per una controffensiva più limitata, prendendo di mira le sole infrastrutture militari in Iran e dunque non i siti nucleari o petroliferi della Repubblica islamica, come era contemplato in origine dal piano di risposta esaminato dal Gabinetto di guerra del paese ebraico.

Sempre più colpi di testa: l’iniziativa israeliana che preoccupa gli USA

La reazione israeliana sarebbe stata ridimensionata per evitare la percezione di "un'interferenza politica nelle elezioni americane", affermano le fonti, sottolineando che il premier israeliano Netanyahu comprende che la portata dell'attacco "potrebbe ridisegnare la corsa per la Casa Bianca". Se tale promessa verrà mantenuta è difficile a dirsi, viste le recenti fratture avvenute proprio tra il Gabinetto di guerra dello stato ebraico e i vertici militari degli Stati Uniti, con quest'ultimi che sempre più spesso lamentano una mancanza di condivisione di informazioni riguardanti le operazioni militari da parte delle Idf nel corso del conflitto a Gaza e in Libano: lamentele simili erano arrivate dall’amministrazione Biden nel corso dei Raid che hanno ucciso Nasrallah, Safieddine e durante l’avvio dell’ennesima invasione di terra nel Paese dei cedri, tutte azioni non comunicate preventivamente agli alleati americani e non coordinate con gli USA. La mancanza di credibilità riguardo le rassicurazioni date da Netanyahu all’amministrazione Biden risiede anche nel fatto che, proprio in queste ore, l'ufficio del primo ministro israeliano ha dichiarato: "Ascoltiamo le opinioni degli Stati Uniti, ma prenderemo le nostre decisioni finali in base al nostro interesse nazionale". Sempre le stesse fonti citate dal giornale americano, le quali riferiscono di essere a conoscenza dei dettagli della conversazione della scorsa settimana tra il presidente USA Joe Biden e il premier israeliano Benyamin Netanyahu, hanno riferito al Washington Post che l'attacco di Israele all'Iran ci sarà prima delle elezioni americane del prossimo 5 novembre, poiché la mancanza di una rappresaglia contro Teheran sarebbe "interpretata dall'Iran come un segno di debolezza".