Gaza "senza acqua", allarme Oxfam: "Israele usa sete come arma di guerra, distrutto il 100% degli impianti di desalinizzazione"
Oxfam segnala che Israele ha distrutto il 70% delle pompe per lo smaltimento delle acque reflue e il 100% degli impianti di trattamento, comprese le strutture per l’analisi della qualità dell’acqua. Inoltre, l’88% dei pozzi e la totalità degli impianti di desalinizzazione sono stati danneggiati o distrutti a Gaza City
"Gaza è senza acqua, Israele usa la sete come arma di guerra". Questo è quanto emerge dall'ultimo rapporto di Oxfam, pubblicato il 18 luglio 2024, secondo cui il blocco delle forniture idriche, la distruzione delle infrastrutture e le limitazioni sugli aiuti internazionali hanno ridotto la disponibilità d’acqua nella Striscia del 94%. Tutto questo ha portato ad una riduzione di circa l’84% nella produzione d’acqua locale.
Gaza "senza acqua", solo 4,74 litri al giorno per abitante
In questo momento, ogni abitante di Gaza dispone di una media di 4,74 litri di acqua al giorno, un quantitativo che si stima sia inferiore ad un terzo del minimo raccomandato in situazioni emergenziali. Se volessimo fare un paragone, si tratta di un quantitativo inferiore a quello utilizzato ogni qualvolta si tira lo sciacquone del water.
Danni alle infrastrutture idriche e sanitarie
Dal rapporto di Oxfam si evince quanto gli attacchi abbiano danneggiato o comunque distrutto cinque infrastrutture idriche e sanitarie in media ogni tre giorni dall’inizio del conflitto. La stessa distruzione delle strutture idriche ed elettriche affiancata alle restrizioni sui rifornimenti hanno notevolmente ridotto la produzione d’acqua e, pertanto, portato ad una diminuzione delle forniture da parte dell’azienda idrica israeliana Mekorot.
Impatto sulle strutture di trattamento e analisi dell’acqua
Oxfam segnala che Israele ha distrutto il 70% delle pompe per lo smaltimento delle acque reflue e il 100% degli impianti di trattamento, comprese le strutture per l’analisi della qualità dell’acqua. Inoltre, l’88% dei pozzi e la totalità degli impianti di desalinizzazione sono stati danneggiati o distrutti a Gaza City. Queste perdite hanno dato vita a gravi problemi sanitari: il 26% della popolazione è oggi affetta da malattie prevenibili a causa della mancanza di acqua potabile e di adeguati servizi igienici.
Difficoltà nella distruzione degli aiuti umanitari
In particolar modo, Paolo Pezzati, portavoce di Oxfam Italia per le crisi umanitarie ci tiene a sottolineare che a gennaio la Corte Internazionale di Giustizia aveva chiesto ad Israele di garantire l’ingresso e la distribuzione degli aiuti umanitari per prevenire un genocidio. Tuttavia, secondo quest’ultimo, Israele ha continuato ad ostacolare in maniera sistematica gli sforzi umanitari.
Richiesta di azioni internazionali per garantire i diritti umani
Valentina Bidone di Oxfam Italia, ancora, sottolinea che la situazione attuale rimane particolarmente grave, seppur l’uso dell’acqua come arma di guerra non simboleggi una novità. E’ fondamentale che la comunità internazionale intraprenda azioni concrete per proteggere i diritti umani fondamentali, compresi quelli sanciti dalle Convenzioni di Ginevra e garantire l’accesso a risorse vitali per la popolazione di Gaza.