Gaza, la morte di 35.000 esseri umani inermi ridotta a una questione terminologica, eterna vergogna su chi giustifica questo crimine
Non volete ammettere che è in atto un genocidio? Chiamatela strage, ma non per questo il crimine in atto sarà meno orrendo
Sono un vecchio giurista positivista. Non credo nel diritto naturale, a meno che non si voglia limitarlo a una lista di pochi “comandamenti”: non uccidere, non rubare, non violare i minori. Se esistessero valori universali condivisi, non esisterebbe la Sharia e le mucche indiane non sarebbero sacre e legalmente tutelate. Credo nella necessità di codificare il diritto – a maggior ragione il diritto penale – e sostengo da sempre che un essere umano dovrebbe essere condannato unicamente quando infranga una norma chiara e preesistente.
Considero la Corte Penale Internazionale un tribunale simbolico. Non ho nessuna intenzione di disquisire sulla legittimità dell’ultima decisione. Se mi permetto un commento, è perché ho trovato le esternazioni di una nota Signora rivoltanti. Non ho mai paragonato la Shoah allo sterminio in atto a Gaza. Un genocidio è tale quando sussistono precisi presupposti giuridici. La mia opinione in proposito l’ho già espressa e non importa a nessuno.
Ma ipotizziamo che io condivida la posizione di quella nota Signora: a Gaza non è in atto un genocidio. Bene, non è in atto un genocidio ma 35.000 esseri umani sono stati ammazzati e due milioni e mezzo di civili sono assediati, ridotti alla fame e terrorizzati: tutto lecito? Chiamiamolo come vogliamo, ma si tratta sempre di uno sterminio si massa, un crimine orrendo. Chi non lo comprenda è cieco, sordo e in malafede.
La mia nausea aumenta giorno dopo giorno. La mia sensibilità di essere umano e di giurista mi porta a condannare ogni estremismo, e nel caso di Gaza la gravità della strage non ammette disquisizioni terminologiche. Vergogna, vergogna, eterna vergogna cada su coloro che giustificano questo crimine orrendo, questo ritorno della barbarie, del razzismo più deteriore, dell’ideologia del popolo eletto, ripugnante ora come sempre. Plauso a Cate Blanchett, al suo gesto simbolico.
Me ne infischio della Corte Penale Internazionale: non saranno i giudici a salvarci, ma gesti individuali di umana compassione, il più nobile dei sentimenti.
di Alfredo Tocchi. 22 maggio 2024