Sabotaggio Nord Stream, boa fumogena vicino al gasdotto 2: inchiesta Danimarca-Russia per capirne la funzione
La Danimarca ha chiesto alla Russia di collaborare all'inchiesta per riportare in superficie l'oggetto. Qualche settimana fa era stato rinvenuto un oggetto da Gazprom utile secondo le autorità per "ricevere un segnale" e "far scattare un ordigno esplosivo posto sotto il sistema di condutture"
Una presunta boa fumogena marina è stata rinvenuta nei pressi del gasdotto Nord Stream 2 con diametro di 10 centimetri, e sporgenza di 40 (16 pollici). È questa l'ultima rilevazione fatta in relazione al sabotaggio avvenuto lo scorso 26 settembre. È stato individuato la scorsa settimana, e non è ancora chiaro se si tratti dello stesso di cui Putin aveva parlato, riferendosi ad "un'antenna" che sarebbe servita per "per captare il segnale che avrebbe innescato l'esplosione". Ma la prima vera novità arriva dalla Danimarca, propensa a collaborare con la Russia.
Sabotaggio Nord Stream, boa fumogena marina vicino al gasdotto 2
Le autorità danesi hanno chiesto alla Russia di collaborare dopo che laboa fumogena marina è stata rinvenuta nei pressi del gasdotto Nord Stream 2. Nonostante questo oggetto secondo il ministero degli Esteri danese "non rappresenti alcuna minaccia, al traffico marittimo o alle persone nell'area", si indaga per capire se abbia giocato un ruolo nell'esplosione avvenuta nel Mar Baltico. È stata un'ispezione condotta dall'operatore svizzero Nord Stream 2 AG a venire a capo del ritrovamento. E chissà se portarlo a galla non possa aiutare a trovare il colpevole, da più parti definito come gli Stati Uniti.
Lo scopo è quello recuperare l'oggetto tubolare: un modo che permetterebbe a Mosca finora messa da parte come stessa ammissione di Vladimir Putin, di partecipare all'inchiesta. Il rapporto molto vago sul gruppo pro-ucraina non convince infatti il capo del Cremlino così come altri giornalisti ed eurodeputati che si sono espressi sul caso. E l'ultima rivelazione fatta da Seymour Hersh, sul coinvolgimento di Scholz e Biden per insabbiare il caso a favore degli Usa, non fa che accentuare la tesi.
La Danimarca chiede alla Russia di collaborare
La sponda offerta dalla Danimarca ha ricevuto risposta positiva dal Cremlino. La Russia è propensa come nessun altro a venire a capo della questione. La scorsa settimana il ministero degli Esteri di Copenaghen ha inviato una lettera all'omologo russo, in cui veniva scritto che: "Data l'ubicazione dell'oggetto, le autorità competenti stanno attualmente valutando la sicurezza e le considerazioni ambientali".
Una nota Agenzia per l'Energia del Paese ha invece dichiarato: "Al fine di chiarire ulteriormente la natura dell'oggetto, le autorità danesi hanno deciso di recuperare l'oggetto con l'assistenza della Difesa danese". "L'Agenzia danese per l'energia ha invitato il proprietario del gasdotto, Nord Stream 2 AG, a partecipare all'operazione". L'operatore del gasdotto è controllato dalla società statale russa Gazprom.
Non è ancora chiaro se sia lo stesso oggetto a cui faceva riferimento Vladimir Putin lo scorso 14 marzo, quando intervistato dall'emittente Rossiya1 spiegava: "A una distanza di circa 30 km dal luogo dell’esplosione gli specialisti ritengono che potrebbe esserci un’antenna per ricevere un segnale per far scattare un ordigno esplosivo che potrebbe essere posto sotto il sistema di condutture".
Cosa è successo ai gasdotti Nord Stream 1 e 2
Lo scorso 26 settembre, tre esplosioni misero fuori gioco i gasdotti Nord Stream 1 e 2, costruiti per trasportare il gas russo in Germania. Le esplosioni sono avvenute nelle zone economiche esclusive di Svezia e Danimarca, vicino Bornholm dove il Giornale d'Italia ha condotto un reportage. Non si è ancora venuti a capo del responsabile, anche se il dossier è stato riaperto nelle ultime settimane.
Un'inchiesta del giornalista investigativo Seymour Hersh ha rivelato come gli Usa aiutati dalla Norvegia siano stati i responsabili dell'attentato, fornendo una chiara ricostruzione dell'accaduto. La procura tedesca invece ha aperto un'inchiesta in seguito al ritrovamento di uno yacht, utilizzato da un presunto gruppo pro-ucraina di sei persone, che partito dalla Germania, precisamente da Rostock il 6 settembre, avrebbe raccolto l'esplosivo utile per far saltare i gasdotti.