Francia, bocciate le 2 mozioni di sfiducia sulle pensioni: Borne e Macron salvi per 9 voti, proteste a Parigi
La mozione del partito indipendente Liot in contrasto con la riforma delle pensioni ha raccolto 278 voti in Assemblea nazionale, ma per l’approvazione ne occorrevano 287. Tramontata anche quella di Le Pen
La riforma delle pensioni del governo francese è salva per 9 voti. Sono state respinte, infatti, entrambe le mozioni di sfiducia presentate all'Assemblea nazionale dalle opposizioni. Il primo provvedimento di censura proposto dal partito indipendente Liot, votato da tutte le opposizioni al governo di Elisabeth Borne, non ha raccolto i 287 voti necessari per far cadere l’esecutivo. Sono mancati 9 voti per la sfiducia, che è stata votata da 278 parlamentari. La seconda mozione, presentata dal Rassemblement National di Marine Le Pen, ha invece ottenuto solo 94 voti favorevoli. Col governo Boone si salva anche Emmanuel Macron dallo scioglimento delle Camere. A Parigi, intanto, è scoppiata la protesta, con gruppi di manifestanti che si sono radunati nella zona di Invalides, vicino alla sede dell'Assemblea nazionale.
La riforma di Macron innalzerebbe l’età minima pensionabile da 62 a 64 anni
Il governo francese guidato da Borne ha affrontato in aula le due mozioni di sfiducia sulla riforma delle pensioni, che innalzerebbe l’età minima pensionabile da 62 a 64 anni. Una decisione presa da Macron per far andare avanti il provvedimento senza passare dal voto del Parlamento e quindi attivare il meccanismo previsto dall’articolo 49.3 della Costituzione. La mossa di Macron ha generato proteste in tutta la Francia.
Il premier Borne: “Non vogliamo guadagnare voti, la riforma è giustificata”
Borne è stata l’ultima a prendere la parola prima del voto. “Sono consapevole dello sforzo che richiede a molti dei nostri compatrioti”, ha spiegato in aula. “Misuro la mobilitazione di alcuni di loro nei movimenti sociali, ma questa riforma la presidenza della Repubblica si è impegnata a guidarla fin dalla campagna elettorale, ha continuato a giustificare la scelta del governo di farla adottare, anche se comporta il ricorso al 49.3 della Costituzione. Non certo per guadagnare voti, ma per un’esigenza di trasparenza nei confronti dei francesi. È prima di tutto per responsabilità, con serietà, umiltà e consapevolezza della sensibilità, della posta in gioco, che ci imbarchiamo in una riforma delle pensioni”. Borne ha poi elogiato i vantaggi della riforma acquisiti dopo mesi di concertazione sociale con i sindacati, alimentata dalle proposte del campo presidenziale e dalla trattativa parlamentare, in particolare con la destra, che ha si tratta di “tenere conto delle fatiche, delle carriere lunghe o anche incomplete, in particolare delle donne”. “Se volete rovesciare il governo”, ha concluso il premier, “ora avete la possibilità di farlo”. Non l'hanno fatto.