29 Dicembre 2022
È il solito trans-trans della sinistra riformista. Solo che in Spagna vede le femministe contrarie. La Camera del Parlamento iberico ha approvato la cosiddetta “legge trans”. Con questa normativa, unica in Europa, ogni ragazzo che ha compiuto i 12 anni potrà cambiare, se vorrà, il proprio sesso. Per le persone di età compresa tra i 12 e i 16 anni, si legge nel testo, “tali pratiche sono consentite su richiesta del minore a condizione che, in ragione della sua età e della sua maturità, sia in grado di dare un consenso informato all'esecuzione di tali pratiche”. E prima dell’inizio di qualsiasi trattamento “che possa compromettere la loro capacità riproduttiva, sarà garantita alle persone intersessuali la possibilità reale ed effettiva di accedere alle tecniche di congelamento del tessuto gonadico e delle cellule riproduttive per il loro futuro recupero alle stesse condizioni degli altri utenti”. La legge vieta modifiche ai genitali dei bambini di età inferiore. Almeno quello...
Dopo mesi di dibattiti, nel governo di coalizione e nel movimento femminista la normativa per l’uguaglianza reale delle persone transgender ha ottenuto 188 voti a favore, 150 contrari e sette astensioni. Tra queste, quella di Carmen Calvo, parlamentare socialista e storica femminista che si è battuta contro questa normativa perché segnerà “una battuta d’arresto nella protezione dei diritti delle donne”. A suo parere è pericoloso sostituire legalmente il concetto di sesso biologico con quello di genere. Il timore è, ad esempio, che venga messa a repentaglio la sicurezza delle donne in aree come le carceri e i loro diritti in ambiti come la salute, lo sport e la politica. Secondo Calvo, sancendo la superiorità del genere sul sesso biologico “si costruisce una trappola da cui il femminismo voleva fuggire”. “Siamo state escluse dal sistema per il fatto di essere donne e quello che vogliamo è entrare e trasformarlo” mentre la teoria queer metterebbe "sul tavolo problemi molto importanti di sicurezza giuridica. Ecco perché questa legge non è un progresso”.
Il premier spagnolo è Pedro Sanchez. Sì, quello che era intervenuto alla chiusura della campagna elettorale del Pd di Enrico Letta prima delle elezioni politiche. Riformista vero, Sanchez. Tanto da mettersi contro le femministe. La legge approvata dalla Camera in Spagna (che dovrà passare anche per il Senato) non considera più malattia la transessualità che ha cessato di essere considerata un disturbo (disforia di genere) dall’Oms nel 2018. Il testo spagnolo di elimina i requisiti medici che finora erano necessari: almeno due anni di trattamento ormonale e una relazione medica o psicologica che attestasse l’esistenza di disforia di genere, un termine non più accettato dalla comunità scientifica o dalle organizzazioni internazionali. I cambiamenti di sesso, secondo il testo, non richiedono nient’altro che la volontà della persona. Riformista vero, Sanchez. Per le femministe, anche troppo.
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